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Lo scenario strategico per i porti meridionali nel sistema Mediterraneo. 5

by Pietro Spirito
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Ultima parte della relazione del prof. Pietro Spirito al convegno “Le infrastrutture di trasporto: inventare il futuro”, organizzato a Roma dalla Fondazione Astrid.

 

 

 

5. La sfida della piattaforma energetica per i porti meridionali

Ma gli scali delle regioni meridionali possono essere anche la risorse principale per accompagnare la transizione energetica del nostro Paese. Oggi importiamo nei nostri porti petrolio e gas che transita nei nostri porti per alimentare l’industria ed i consumi delle famiglie.

Dobbiamo predisporre gli impianti che serviranno ad alimentare la transizione energetica verso altre fonti meno inquinanti, a cominciare dal gas naturale liquefatto, per poi essere pronti a cogliere le altre opportunità di sviluppo tecnologico nelle fonti rinnovabili, nell’elettrico, nell’idrogeno. Oggi nel mondo circolano138 navi alimentate a Gnl, ma va notato che nei prossimi due anni ne saranno consegnaste altre 350.

La guerra ucraina ha messo ulteriormente in luce la necessità di fare in fretta per renderci autonomi e per evitare un costo dell’energia che sia spiazzante rispetto alla competitività dell’industria nazionale ed alla sostenibilità dei bilanci delle famiglie. Serve dare impulso ai progetti esistenti per la realizzazione di depositi di stoccaggio del gas naturale liquefatto, così come è indispensabile un programma straordinari di investimenti nelle risorse energetiche rinnovabili nelle aree portuali meridionali.

Per la riorganizzazione energetica nei porti è indispensabile che siano considerati gli assetti sul versante della terra assieme a quelli sul versante del mare. I porti sono uno dei gateway fondamentali per l’alimentazione energetica complessiva dei territori. I depositi di stoccaggio di petrolio e di gas presenti nei porti servono aree vaste delle regioni limitrofe agli scali.

Proprio per questa ragione, nella catena di rifornimento energetico gli scali marittimi sono una cerniera strategica della quale non si può fare a meno, nonostante le molte polemiche e le molte proteste che la presenza di queste infrastrutture nelle città determina. Ci troviamo dunque in un passaggio stretto, perché la transizione energetica determina la necessità di trasformare le infrastrutture presenti nei porti, sia per alimentare le città e le industrie sia per garantire il flusso delle energie indispensabili al funzionamento dell’economia marittima.

Da questo punto di vista i porti, intesi come infrastrutture, possono e debbono dare il proprio contributo per rendere adeguati dal punto di vista dell’impatto ambientale e della efficienza energetica anche gli impianti comuni di illuminazione, per operare laddove possibile con interventi per diversificazione delle fonti, promuovendo la diffusione di impianti solari o eolici, laddove convenienti ed ambientalmente compatibili.

La questione delle infrastrutture necessarie per realizzare la transizione energetica è molto sottovalutata nella discussione pubblica. Il punto fondamentale sta nella predisposizione di una rete di stoccaggio e distribuzione delle nuove fonti: dal gas naturale liquefatto all’idrogeno verde. Dentro questo disegno i porti meridionali possono giocare un ruolo di grande rilevanza, anche per la presenza più conveniente rispetto alle fonti attuali di alimentazioni del gas naturale liquefatto.

Senza predisporre queste infrastrutture di stoccaggio e distribuzione, la transizione energetica è uno slogan privo di contenuto. Nei porti italiani il tema muove appena i primi passi, più per qualche singola iniziativa che non per una azione complessiva capace di esprimere una regia nazionale. Esisteva un piano energetico nazionale, ma è stato completamente ignorato nelle scelte concrete di sviluppo: era previsto l’attrezzaggio di otto depositi di stoccaggio per il GNL negli scali italiani.

Seguendo quello schema, il Mezzogiorno avrebbe potuto giocare un ruolo rilevante perché nella rete dei depositi portuali di GNL i porti meridionali avrebbero assunto un ruolo rilevanti. Come abbiamo visto, gli scali marittimi svolgono un ruolo di primo piano nell’assetto dei mercati energetici.

Storicamente per le fonti energetiche fossili, i depositi costieri hanno costituito parte rilevante della articolazione logistica della intera filiera, essendo elemento di congiunzione tra luoghi di produzione e luoghi di consumo. Ora si tratta di definire una strategia di infrastrutturazione per la transizione energetica. Inoltre, i porti stessi possono svolgere un ruolo di ottimizzazione ed efficienza nei consumi energetici della infrastruttura marittima.

La costruzione di una rete di depositi per il gas naturale liquefatto (GNL), a partire dai porti che costituiscono la necessaria porta di ingresso per l’importazione di questa fonte energetica, rappresenta uno degli elementi qualificanti del piano energetico nazionale. Qualche passaggio concreto in questa direzione comincia ad essere realizzato, anche in un Paese, come il nostro, nel quale tutto accade con estrema lentezza.

Oristano e Ravenna sono i primi impianti di stoccaggio ad essere realizzati. Altri tentativi per avviare progetti di investimento in infrastrutture per lo stoccaggio sono programmati, ad esempio a Napoli ed a Brindisi, ma hanno trovato ostacoli nelle istituzioni locali e nei soliti comitati dei no.

Il mutamento del quadro energetico mondiale implica una modernizzazione ed un adeguamento delle infrastrutture portuali tale da poter sostenere una riconversione dei consumi energetici verso una maggiore sostenibilità ambientale. Tale dimensione riguarda sia le infrastrutture a terra sia l’alimentazione delle fonti energetiche per la navigazione. I parametri sull’inquinamento generato dalle navi dovranno ridursi per i nuovi criteri sulle emissioni che sono stati stabiliti dalla International Maritime Organization (IMO).

L’interazione tra infrastrutture a terra e motorizzazione delle navi costituisce l’inevitabile incastro che deve essere tenuto in conto per realizzare progetti di rinnovamento che siano capaci di generare effettivamente un vantaggio strutturale ed un valore aggiunto.

Pensiamo all’annoso tema sulla elettrificazione delle banchine, del quale molto si è discusso e sul quale poco si è fatto. Solo quando si mettono assieme tutte le componenti necessarie a far quadrare il cerchio, si possono poi allineare le volontà per costruire un progetto effettivamente fattibile ed efficace. Restiamo invece nel territorio della retorica e delle chiacchiere. Si tratta esattamente della strada maestra per assegnare un ruolo marginale alla portualità meridionale.