Sarà una marcia pacifica, ma in molti alzeranno la voce, contro i ritardi, contro la lontananza delle istituzioni. Pronti a rivendicare i propri diritti, perché quel “maledetto 21 agosto”, come lo definisce Annalisa Iaccarino, tenace portavoce dei terremotati di Ischia, è lontano ma vicinissimo. Scendono in piazza gli sfollati, rappresentati dal comitato “Risorgeremo nuovamente”: un corteo previsto per martedì 7 novembre, con partenza alle 10 da piazza del Capitello, a Lacco Ameno, uno dei due comuni colpiti dal sisma. Prevista anche la presenza dei sindaci di Casamicciola, Giovan Battista Castagna, e Lacco Ameno, Giacomo Pascale, che nel frattempo hanno chiesto un incontro urgente al governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che li accoglierà a Palazzo Santa Lucia mercoledì mattina.
“Scendiamo in strada per chiedere l’adozione di norme certe e celeri per la ricostruzione delle nostre case e per la ripresa immediata delle attività produttive”, spiegano gli sfollati. Aggiungendo compatti: “Chiediamo che per la ricostruzione venga adottato lo stesso decreto che è stato adottato per il Centro Italia con le opportune modifiche e adattamenti”.
Viene ritenuto insufficiente il “pacchetto sisma” per la ricostruzione, individuato dal ministero dell’Economia e delle finanze in dieci milioni di euro per il 2018 e 20 milioni per ciascuno degli anni 2019 e 2020. E in generale si chiedono interventi più celeri nel far ripartire le zone ancora in ginocchio dallo scorso 21 agosto. Doppi turni nelle scuole degli altri comuni, per far fronte all’emergenza, e dieci strutture turistiche chiuse perché inagibili: rialzarsi, da queste parti, sta diventando complicato.
Scenderà in piazza chi ha perso il lavoro e teme per la mancata copertura dell’indennità di disoccupazione, non avendo completato i sei mesi stagionali di lavoro in albergo. E scende in piazza chi ha paura, oggi più che mai, del futuro. Intanto, le macerie ancora dominano la zona rossa, da via D’Aloisio a via Serrato, a pochi passi da piazza Majo, dove la palazzina in cui rimasero intrappolati – tra gli altri – i piccoli Pasqualino, Mattias e Ciro resta accartocciata, un blob indistinto di solai e lamiere, quasi fosse un promemoria, un fardello di cui Ischia fa fatica a liberarsi.