Nel 1943, per i tipi di Bermann-Fischer Verlag, viene pubblicato postumo un libro di Stefan Zweig titolato “Sternstunden der Menschheit”. Potremmo tradurre letteralmente “Ore stellari dell’Umanità”, oppure “Momenti fatali” come recita l’edizione italiana di Adelphi del 2005. Il sottotitolo – “Vierzhen historischen Miniaturen”, ovvero “Quattordici miniature storiche”, chiarisce bene l’intento di Zweig di narrare alcune vicende che hanno segnato momenti cruciali nella storia dell’Umanità.
Da quella raccolta estraggo le due che a me sembrano le più significative per il parallelo che poi vorrei proporre: “La conquista di Bisanzio”, il 29 maggio 1453, e “L’ora fatale di Waterloo”, il 18 giugno 1815, due eventi di natura bellica che, a detta di Zweig, hanno avuto un carattere “rivoluzionario”, nel senso che dopo il loro verificarsi nulla, o quasi, è stato più come prima.
La presa di Bisanzio è la presa di Costantinopoli, vale a dire della città che Costantino aveva fondato nel 330 d.C. chiamandola Nova Roma, la nuova capitale dell’Impero Romano d’Oriente. Quando – dopo quasi mille anni dalla fine dell’Impero Romano d’Occidente – cade in mano ai turchi guidati dal giovane sultano Maometto, si chiude definitivamente la bimillenaria storia di Roma. Da quel momento in poi la Storia del Mondo si svolgerà su registri del tutto diversi.
Quanto alla sconfitta delle truppe napoleoniche a Waterloo per mano degli eserciti guidati dal Duca di Wellington e dal Feldmaresciallo Gebhard Leberecht von Blücher, segna il definitivo tramonto dei sedici anni della rivoluzionaria epopea di Napoleone Bonaparte. Da quel momento in poi la Storia dell’Europa sarà quella della Restaurazione sancita dal Congresso di Vienna.
Questa breve riflessione di carattere storico-letterario prelude ad una domanda che credo sia doveroso porsi alla luce degli eventi in corso in questi giorni: l’invasione armata dell’Ucraina da parte dell’esercito russo – iniziata il 22 febbraio 2022 – ha lo stesso carattere di “ora stellare”, di “momento fatale”? Detto in altri termini, possiamo dire che si tratta di un evento di tipo rivoluzionario dopo il quale tutto, o quasi, non sarà più come prima?
Nonostante tutto sia ancora in corso, a me sembra che a questa domanda si possa dare una risposta affermativa: nulla in Europa – e in buona parte del Mondo – sarà più come prima.
Le ragioni per le quali sostengo questa affermazione si basano su tre punti fermi.
La Russia è governata da un dittatore.
Come altro si chiama un sistema di governo che consente ad un individuo di fare il Presidente per 17 anni, potendo rimanere ancora altri 14 grazie alle contorsioni legislative poste in atto? E come altro si chiama un sistema di governo nel quale, come appare sempre più evidente in questi giorni, decide uno solo con il consenso dei pochi e atterriti figuranti che lo circondano?
Si chiama dittatura. Lo sapevamo da tempo, ma non abbiamo avuto sufficiente consapevolezza di quanto fosse pericoloso trattare sul piano commerciale e politico con un simile individuo. Lo abbiamo considerato un interlocutore, ma d’ora in avanti non potrà più essere cosi.
Putin è un criminale di guerra.
Come si chiama uno che aggredisce militarmente un paese sovrano? Uno che lancia missili e bombe nel cuore delle città? Che distrugge i palazzi di abitazione, gli edifici governativi, gli ospedali, i cimiteri, le centrali elettriche? Uno che spara contro gente inerme uccidendo anziani, donne, bambini? Si chiama criminale di guerra. Quindi Putin va condannato dalla Corte Penale internazionale dell’Aia come criminale di guerra. La Storia lo farà comunque e fin da oggi ci dice che con un simile individuo non si devono più avere rapporti.
Putin è stupido.
Lo è nel senso esplicitato da Carlo M. Cipolla: “Una persona stupida è una persona che causa danno ad un’altra persona o a gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita” (Allegro ma non troppo, con le leggi fondamentali della stupidità umana, il Mulino, 2007). Che altro dire del comportamento tenuto dal dittatore russo con l’invasione dell’Ucraina? Ha causato danni incommensurabili uccidendo persone, distruggendo città, devastando un intero Paese; si è attirato contro la stragrande parte degli Stati e dei Popoli; ha subito una perdita di credibilità che lo esclude per sempre dal novero dei governanti del mondo.
La Storia ne parlerà come di un dittatore, criminale di guerra e stupido.
Allora, tornando alla domanda iniziale, non è difficile concludere che l’invasione dell’Ucraina è una “ora stellare”, un “momento fatale” che colloca il mondo intero in un terribile tornante che oggi non è dato sapere quando e in che modo potrà essere superato.
Quello che è certo fin d’ora è che nulla, o quasi, sarà più come prima.