Ieri, 23 luglio, è stata pubblicata l’interrogazione parlamentare su Bagnoli presentata dalle senatrici Nugnes, La Mura, De Petris, Fattori e Alderisi e rivolta ai Ministri dell’ambiente e per il Sud, Costa e Lezzi.
Un’iniziativa, tutta al femminile, che sa tanto di prove generali di future alleanze. Nugnes, La Mura e Fattori sono infatti vicine al Presidente della Camera Fico e rappresentano l’ala sinistra ortodossa del M5Stelle, ostile all’alleanza con la Lega e a Di Maio, al punto che la Nugnes è recentemente uscita dal Movimento. De Petris è stata invece eletta nelle liste di Liberi e Uguali. Non sembra del tutto assurdo ipotizzare una qualche sintonia politica anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Meno chiara, almeno per noi, la partecipazione di Francesca Alderisi eletta con Forza Italia nella circoscrizione estero.
Ma lasciamo perdere la dietrologia politica e veniamo al merito dell’interrogazione. Dopo una premessa che parte dai primi del ‘900 , passa per la chiusura dell’Italsider nel 1994, tocca le note vicende giudiziarie della mancata bonifica e arriva al famoso (o famigerato) articolo 33 dello “Sblocca Italia” (che istituisce il sito di interesse nazionale di Bagnoli-Coroglio con la nomina di un Commissario – oggi, Floro Flores – e l’individuazione di un Ente attuatore – Invitalia – per la bonifica del SIN e la rigenerazione urbana delle aree) vengono poste svariate precise domande.
Perché i Ministri chiamati in causa non si sono attivati per correggere l’articolo 33 dello Sblocca Italia al quale il M5Stelle, di cui i Ministri fanno parte, si era aspramente opposto nella scorsa Legislatura? Sembra una polemica tutta interna al Movimento, alla quale forse le senatrici di LeU e Forza Italia dovrebbero essere estranee. Comunque, è pura politica. Andiamo avanti.
Viene poi posta la questione della zona rossa per rischio vulcanico nella quale è inserita l’area. Non saranno troppi 1.798.000 metri cubi di nuove realizzazioni di cui 198.000 residenziali, oltre 200.000 di conservazione del borgo di Coroglio, senza calcolare le sotto cubature per servizi? Non si possono realizzare nuovi edifici che incrementerebbero i rischi e le difficoltà conseguenti ad una eventuale evacuazione. A noi non pare che le previsioni del Piano siano in contrasto con la normativa della zona rossa flegrea, ma le questioni di opportunità sono diverse da quelle di legittimità e la domanda ci sta tutta. Anche a noi farebbe piacere sapere quali criteri sono stati adottati nella determinazione delle cubature.
Quindi si passa alla bonifica, chiedendo quando partirà, quale sia il cronoprogramma degli interventi e se si abbia contezza dei costi complessivi e delle coperture. Questa ci piace. Siamo subissati di numeri al lotto e di verbi declinati al futuro, se Invitalia entrasse un po’ nel dettaglio non sarebbe male. Anzi, forse è suo dovere.
Secondo quale criterio si è deciso di procedere alla rimozione dell’amianto interrato, per soli 2 metri, considerato che è nocivo solo se disperso nell’aria e comporta aggravi economici e ambientali? Considerato che la fonte dell’inquinamento proviene da terra, perché si è deciso di bonificare prima a mare? Entrambe belle domande e aspettiamo le risposte, anche se forse in parte si trovano già nel Praru.
Come la mettiamo con i terreni della Cementir? La Regione quando realizzerà il collettamento fognario previsto prima di dare inizio alla bonifica a mare? Altre due domande azzeccate. Con la Cementir esiste un contenzioso in corso e la Regione non ha voluto approvare il Praru. Dubitiamo che arrivino risposte credibili.
La spiaggia sarà pubblica e verranno ritirate tutte le concessioni ai privati? Cosa si prevede per il futuro dell’area protetta di Nisida? Si vuole davvero realizzare il porto turistico nello specchio d’acqua antistante la spiaggia destinata alla balneazione? Qui, per la verità, sembra che si cerchi il consenso delle associazioni.
Dove si prevede di allocare i detriti della colmata a mare? Già, dove? In parte nel porto di Napoli, si sa, ma si sa anche che gli spazi disponibili sono largamente insufficienti. Temiamo che non esista ancora la risposta a questa domanda.
Come si agirà per recuperare i costi della bonifica da Ilva, Cementir, Eternit e Fintecna?
Per quale motivo non sono stati pubblicati i risultati delle analisi di rischio, i contaminanti riscontrati, le biodisponibilità e i modi in cui questi si muovono verso l’uomo e verso la falda, per la definizione delle bonifiche da effettuare? Qui però va forse detto che le analisi di rischio erano connesse alle destinazioni d’uso previste dal Praru, appena approvato.
Insomma, ben venga qualunque sollecitazione al Governo e ai suoi delegati sul territorio volta a fare chiarezza. Chiarezza e non polemica, però. Altrimenti si ingenera confusione, brodo di coltura dell’inefficienza e degli interessi inconfessabili.