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L’INCHIESTA. Brucellosi bufalina in Campania 6: le proteste

by Pietro Spirito
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La brucellosi bufalina in Campania non è solo una storia di malasanità, ma di riorganizzazione del capitalismo agricolo.

 

6. Le proteste delle associazioni e degli allevatori: ma la Regione tira dritto

Nel frattempo, però, le contestazioni da parte del Coordinamento unitario in difesa del patrimonio bufalino si sono inasprite e sono stati disposti quattro presìdi nel territorio casertano per chiedere alla Regione l’apertura di un tavolo di confronto presso la Prefettura di Caserta. Fabbris il giorno 2 maggio ha iniziato uno sciopero della fame ed il Coordinamento ha richiesto alla Regione dialogo e confronto fondato sulla trasparenza.

Nello stesso giorno sul sito del Senato è stato pubblicato un documento del Commissario straordinario per il superamento dell’emergenza connessa all’eradicazione delle malattie infettive delle specie bovina e bufalina in Regione Campania, generale Luigi Cortellessa, che ha ribadito la necessità di attuare all’interno delle aziende delle accortezze fondamentali quali: le misure di biosicurezza, la gestione degli effluenti, la collaborazione con le Asl ed ha ricordato il sostegno economico messo a disposizione dalla Regione Campania.

Il generale ha risposto puntualmente alle questioni relative all’utilizzo del vaccino vivo attenuato RB51 e all’attendibilità degli esami indiretti che sono utilizzati dall’IZS di Portici. Ha poi concluso dichiarando che è in atto un monitoraggio per la valutazione degli esiti ottenuti dagli esami indiretti attraverso esami diretti, e che al momento i risultati sono in corso di refertazione da parte dell’I.Z.S. di Teramo ma che è possibile anticipare che non è stata riscontrata alcuna criticità di rilievo.

L’Assessore Caputo, dal canto suo, ha ribadito in un comunicato stampa del 4 maggio u.s. che la Regione Campania, insieme al generale Luigi Cortellessa e al capitano Michele Valentino Chiara, è stata e sempre sarà aperta al dialogo e all’ascolto per raccogliere tutte le istanze degli allevatori e, compatibilmente con i cogenti vincoli sanitari e normativi, per risolvere i decennali problemi della filiera bufalina.

Da ultimo viene il caso di Cesare Giulio Iemma, presidente Confagricoltura della sezione bufalina di Caserta. Per avere sollevato dubbi sulle metodologie utilizzate per eradicare la brucellosi è stato commissariato dalla struttura nazionale. Oltretutto per il ruolo di commissario è stato scelto Paolo Conte, collaboratore dell’assessore regionale all’agricoltura Nicola Caputo, firmatario del piano di eradicazione di brucellosi e tbc bufaline, varato nel marzo 2022.

Iemma parla di “grave ingerenza della politica nella vita sindacale”, e ricorda come al tavolo tecnico sulla questione brucellosi tenutosi il 22 maggio scorso al Ministero della Sanità, alla presenza del sottosegretario Gemmato, di parlamentari di tutti gli schieramenti e di numerose associazioni di categoria, lui non fosse andato per “ordine dall’alto, pena il commissariamento della sezione provinciale del sindacato”.

“Ma nonostante avessi disertato il tavolo – spiega Iemma – c’è stato ugualmente il commissariamento della sezione provinciale. Al danno si aggiunge la beffa, poiché è stato nominato commissario Paolo Conte”, ex Copagri e Cia e soprattutto vicino a Caputo. Iemma ha sempre sposato le posizioni degli allevatori e ha spesso ribadito la necessità di trovare una soluzione alla mattanza dei capi bufalini, abbattuti dopo test dai quali emergono positività alla brucellosi, poi smentite in seguito ad analisi post mortem.

Le affermazioni di Iemma sono di durezza pari alla gravità di quello che si sta determinando: “Negli ultimi 2 anni abbiamo inoltre riscontrato un accanimento a dir poco persecutorio da parte delle autorità sanitarie anche verso gli allevamenti indenni da brucella: ci sentiamo oltraggiati e impotenti, cacciati da casa nostra, dalla nostra terra. Le autorità sembrano non lavorare a tutela, prevenzione e crescita del territorio. La biosicurezza sembra essere diventata un’arma contro gli allevatori”.

Intanto, le proteste degli agricoltori stanno aprendo anche un fronte giudiziario pesante, I blocchi stradali dello scorso primo giugno hanno provocato la dura reazione della magistratura. Rischiano fino a dodici anni di galera i 16 allevatori bufalini casertani raggiunti da altrettanti avvisi di garanzia spiccati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, perché “nel corso di una protesta occorsa presso lo svincolo di Cancello Arnone al Km 23,00 della Strada Statale SS 7 quater Domitiana, protesta priva di autorizzazione ex TULPS (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza), avvalendosi di n. 40 trattori a loro in uso ostacolavano la circolazione stradale”.

Ci sarebbero tutte le condizioni, per quello che abbiamo spiegato sinora, per cambiare una strategia sanitaria che ha dimostrato di essere totalmente inefficace nel contrasto alla brucellosi. Quello che era accaduto nel 2007, con l’uso congiunto dei vaccini e di una intensificazione dei controlli, dimostra che questa epidemia si può sconfiggere con approcci che sono codificati dalle organizzazioni sanitarie internazionali. Invece, le autorità regionali sembrano intenzionate a continuare ad utilizzare il lanciafiamme, con un metodo basato sui test e sulle uccisioni dei bovini sospetti.

“La Regione è pronta a dare una mano sul piano economico agli allevatori per l’abbattimento delle bufale ma non ci sarà nessun passo indietro, in primo luogo per tutelare la salute dei concittadini”. Lo dichiara il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. In diversi continueranno a fregarsi le mani, non certo gli allevatori casertani.

In fondo, anche questa terribile vicenda dimostra che l’autonomia regionale differenziata è sostanzialmente destinata ad apportare solo danni economici e sociali. La possibilità di discostarsi dai protocolli internazionali di intervento sanitario ancora una volta testimonia i danni che si possono determinare attraverso questa via. La frantumazione dei poteri, soprattutto in materie che riguardano la salute, apportano negatività destinate a restare nel corpo profondo dell’economia, soprattutto laddove sarebbe necessario invece un saldo ancoraggio alle migliori pratiche.

Dentro queste pieghe di una politica sanitaria inefficace e disorganizzata, si incunea quella riorganizzazione della filiera agroalimentare di cui abbiamo parlato all’inizio di questa inchiesta. Gli errori che sono stati commessi nella lotta alla brucellosi hanno accelerato una trasformazione in senso gerarchico del mercato, con una selezione massiccia degli operatori e con un incremento drastico dei costi di produzione. Riportare sotto controllo la gestione della politica sanitaria deve essere anche una premessa per una politica di filiera capace di rilanciare un pezzo ancora vitale dell’economia campana.

Fine

 

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