Esiste una piccola realtà bibliofila a Castellabate. Si tratta di LIBRI MERIDIONALI, vetrina dell’editoria del Sud, ideata, organizzata e curata da Gennaro Malzone che non vuole arrendersi all’idea che non si legga più in Italia, nel Sud e nello specifico nel Cilento.
Sabato 14 luglio è iniziata la 28^ edizione. Alla cerimonia di inaugurazione, presso la casa di ospitalità Santa Scolastica a Santa Maria, erano presenti il Sindaco di Castellabate Costabile Spinelli, l’Assessore al turismo e alla cultura Luisa Maiuri, il Presidente del Parco nazionale del Cilento Tommaso Pellegrino, il Presidente del Centro di promozione culturale per il Cilento Amedeo La Greca, e, ovviamente, il curatore della rassegna Gennaro Malzone. Hanno aderito le principali case editrici meridionali con un’esposizione ad ingresso libero che rimarrà aperta fino al 24 agosto. Per tutto il periodo della rassegna, ogni sera, vi sono incontri a tema ad esempio sulla canzone napoletana, sui canti tradizionali dell’emigrazione meridionale, sulle imprese dei caduti della comunità di Castellabate negli anni del primo conflitto mondiale. Senza contare la presentazione di libri su tematiche diverse ma tutte riconducibili alla memoria contadina del Sud.
Sabato 21 era la volta di Amedeo Colella, ingegnere prestato alla napoletanità che ha presentato il suo libro, Comme se penza a Nnapule. 2500 modi di dire napoletani.
Ma perché trattiamo questo argomento che potrebbe interessare solo coloro che villeggiano in zona? Perché mi sembra un piccolo ma significativo esempio di come si possa attrarre un pubblico che sicuramente vuole leggerezza e freschezza, senza dover ricorrere ai ritmi latino americani o a sagre con annesse abbuffate, dalla trippa alla cipolla. E’ una piccola realtà che dura, però, da ben 28 anni, guidata dalla strenua e pervicace costanza di Gennaro Malzone che crede fortemente nella potenza educativa dell’oggetto libro che conserva storia e memoria senza i quali il nostro presente ha piedi d’argilla.
Progetti per il recupero della lettura a tutte le età ce ne sono in gran numero. Mi vorrei soffermare su due esempi che mi hanno particolarmente colpita: la biblioterapia e il bookcrossing.
La book-therapy si basa sugli studi dello psichiatra gallese Neil Frude e viene riconosciuta dal National Health Service, il servizio sanitario inglese. Numerosi studi sostengono che la biblioterapia può essere di grande supporto emotivo ed accelerare la guarigione, tanto che entra sempre più spesso nei reparti di ospedale e anche in rianimazione: per la depressione, l’ansia, il declino cognitivo, ma anche in oncologia, come prevenzione del bullismo e – grazie ad Harry Potter – nell’inclusione del diverso. In numerosi reparti ospedalieri americani (psichiatria, oncologia, ecc.) sono state istituite librerie ricche di materiali ritenuti in grado di stimolare la vita intellettuale e di risollevare l’umore dei malati, in particolare dei lungodegenti ai quali sono stati proposte spesso forme romanzate, poetiche o anche avventure e libri relativi a viaggi, ritenuti ricchi di stimoli emotivi in grado di portare i pazienti per qualche ora “fuori” dal proprio letto.
Del resto non abbiamo bisogno di prove scientifiche o attestazioni mediche per sapere, ognuno per la sua parte, che quando una difficoltà o un problema ci affligge, fuggire in un mondo altro che il libro ci offre è la migliore terapia per rigenerarci. Una recente pubblicità, quella della Settimana Enigmistica, gioca proprio su questo effetto straniante del testo scritto: Settimana Enigmistica portami via ed è quello che tutti noi vorremmo, complice un libro.
Il Bookcrossing consiste nel lasciare libri nell’ambiente naturale compreso quello urbano, o in to the wild, ovvero dovunque si preferisca, affinché possano essere ritrovati e quindi letti da altri, che eventualmente possano commentarli e altrettanto eventualmente farli proseguire nel loro viaggio. Il termine deriva da bookcrossing.com, un club gratuito di libri on line fondato nel 2001 per incoraggiare tale pratica, al fine di “rendere il mondo intero una biblioteca”. Numerose esperienze si sono realizzate nelle scuole, negli stabilimenti balneari, alle stazioni dei bus, un’iniziativa che unisce la curiosità del ritrovamento con il piacere di lasciare a qualcun altro la propria testimonianza di lettore, nella speranza di poter essere un’utile guida.
Sono queste le forme più leggere ed estemporanee di avvicinamento al libro. Certo, alla presentazione del libro di Amedeo Colella avevamo tutti abbondantemente superato gli anta, ma mai darsi per vinti, l’esempio per i giovani è importante: che un genitore, uno zio, un nonno legga, crea emulazione o anche forse solo curiosità per chi non viaggia sempre e solo con un cellulare in mano.
di Piera De Prosperis