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Lettera aperta di un cittadino

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Sig. Presidente della Repubblica

Sig. Presidente del Consiglio dei ministri

Sig. Presidente del Senato della Repubblica

Sig. Presidente della Camera dei Deputati

Sig.ri Presidenti delle Regioni

Oggetto: ripristino del decoro repubblicano.

Eravamo nei primi anni della ricostruzione nel secondo dopoguerra, con un Paese distrutto e piegato in due.

Enrico De Nicola era Presidente della Repubblica, ed aveva il suo barbiere a Napoli, di fronte al Teatro San Carlo. Un sabato, finito il suo turno, si avvicinò timidamente ad Enrico De Nicola un cittadino, che pregò il Presidente di comperarsi un cappotto nuovo, perché rappresentava la Nazione ed era necessario portare decoro quando si rappresenta un Paese. Il presidente ringraziò il cittadino e fece una solenne promessa: mi farò senz’altro rivoltare il bavero.

Noi siano oggi in un passaggio difficile: misure sociali di sostegno ai cittadini indigenti sono state ridimensionate. Non entriamo nel merito di una decisione politica che la maggioranza parlamentare svolge nel pieno della sua legittimità democratica. Non troviamo però tollerabile che nello stesso tempo siano state rinforzate le misure di vitalizio per il personale politico. L’accostamento tra queste due misure stride con quei principi di dignità ed onore che vengono richiamati dalla costituzione per lo svolgimento di ogni carica pubblica.

Vi chiediamo di sospendere l’esecuzione delle misure sui vitalizi sino a quando non saranno trovate soluzioni convincenti per i cittadini indigenti, a partire dalla disponibilità di un posto di lavoro che restituisca dignità e prospettiva a tutti.

Siamo confidenti che ascolterete il nostro accorato appello, con tempestività, restituendo fiducia dei cittadini verso le istituzioni repubblicane.