La legislazione dell’UE è stata messa a punto per promuovere l’uso delle fonti di energia rinnovabile, potenziare gli sforzi in materia di efficienza energetica e garantire lo sfruttamento del petrolio e del gas offshore in condizioni di sicurezza. Una parte di questi strumenti deve ancora essere attuata e mai sarà attuata se si continuerà ad operare sempre e solo dal punto di vista “garantista” verso le solite ed obsolete lobbie, nostrane ed internazionali.
Non sono d’accordo con le previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), secondo le quali, da qui al 2035, la domanda di energia a livello mondiale dovrebbe crescere di oltre un terzo. Infatti, se venissero rispettati gli accordi del “Protocollo di Kyoto” vi sarebbe addirittura un forte calo della richiesta di energia, in quanto le azioni in esso indicate garantirebbero un minor consumo, se eseguite in modo serio, dovuto alle azioni che gli Stati dovrebbero intraprendere.
La cosa più opportuna da fare per una reale sfida nel settore energetico, per una ripresa effettiva del mondo del lavoro e dell’economia è quella di avviare un’attenta analisi sulla produzione attuale di energia, evidenziando costi diretti e indiretti, quali quelli relativi all’inquinamento e alla salute. I prezzi di mercato dell’energia non riflettono la centinaia di miliardi di Euro spesi nei costi nascosti per la salute umana e per l’ambiente, che potrebbero realmente portare a valutazioni completamente ribaltate del processo decisionale.
Dal 2008 siamo entrati nell’era della rivoluzione energetica. Termine in cui si fondono fenomeni e tecnologie legate alle fonti di energia dalle “VERE” rinnovabili (FER) e non ancora anche dalle assimilate.
L’intento dovrebbe essere quello della produzione di energia elettrica nell’assoluto rispetto ambientale, senza alcun ricorso a combustibile di qualsiasi natura, ripromettendosi tra l‘altro, in tempi brevi, la dismissione e lo smantellamento di tutti gli impianti convenzionali altamente inquinanti, basati sulla combustione di risorse preziose e riutilizzabili o più utili ad altri scopi. Tutto ciò, con l’obiettivo di coprire in toto il proprio fabbisogno nel massimo rispetto del trattato di Kyoto.
La diffusione della microproduzione d’energia elettrica prende sempre più il posto delle megacentrali termoelettriche con l’avvento delle smart grid, le reti di distribuzione dell’energia elettrica intelligenti in grado di consentire la convivenza di piccoli produttori e consumatori di energia con grandi produttori e consumatori. Le distanze da percorrere si accorciano e si riducono le perdite di veicolamento dell’elettricità. Il tutto governato da un sistema intelligente a nodi, molto simile al web. Un’internet dell’energia. Le nostre città diventeranno smart cities.
L’Europa rimane il mercato più importante del mondo per l’efficienza energetica e la Banca europea per gli investimenti è il maggiore finanziatore mondiale dell’energia pulita. Ma l’Italia ne è il fanalino di coda. La riconversione tecnologica necessaria per conseguire gli obiettivi energetici dell’UE sarà realizzabile solo grazie ad una significativa modernizzazione delle nostre infrastrutture.
In questo ambito è necessaria l’attuazione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (2010/31/UE del 19 maggio 2010). L’Italia, a parte i proclami, è ancora in fondo in compagnia di Portogallo, Spagna e Slovenia.
In questo settore bisognerebbe assumersi l’onere di imporre a livello nazionale il tanto discusso “libretto del fabbricato”, tramite il quale poter monitorare lo stato di salute degli edifici, istituendo, sul tipo del medico di famiglia, il “tecnico dell’edificio” con relativa “mutua di appartenenza”. Invece di scrollarsi di dosso la responsabilità dello stato di vetustà della gran parte degli edifici edificati alla meno peggio senza regole, invece di cercare continuamente di inserire CONDONI!
Al contrario, lo Stato deve aiutare, con premialità in contante e parzialmente a recupero con l’IRPEF, chiunque provveda non solo al recupero energetico della propria abitazione ma anche al consolidamento statico della stessa, intervenendo con la richiesta a tutte le categorie di una calmierazione dei prezzi, con una notevole riduzione dei costi sui prezzari dei lavori pubblici e privati Regionali, pari anche al 35% se non di più del listino. Impegnandomi però, in quanto Stato, a vigilare sulle realizzazioni e in particolare sul controllo a tappeto dei cantieri, come è stato rarissimamente fatto, contro abusivi, subappalti strozzati, imprenditori fasulli, lavoratori a nero, cassintegrati, norme infortunistiche non rispettate, DURC inesistenti. Solo con questa azione si avrebbe un calo nel consumo dell’energia pari a quasi il 50% del consumo attuale, riossigenando in modo definitivo un settore ad oggi in irreversibile crisi occupazionale.
Per quanto riguarda invece la produzione di energia dovremmo mirare solo ad impianti atti a produrla senza alcuna combustione, è finita “l’Era del fuoco”! E’ ORA DI DECOMBUSTERE!
Data la disponibilità naturale della fonte geotermica nel nostro Paese, va studiata la possibilità di realizzare centrali geotermiche a bassa entalpia, nelle zone atte a riceverle, e di promuovere e sovvenzionare anche impianti privati e per singole utenze.
Il fotovoltaico era un settore di sicuro sviluppo che però è stato stroncato, soprattutto per le piccole utenze che si sviluppano su strutture architettoniche esistenti. I mega impianti che tendono ad occupare suolo libero, in parte anche agricolo, vanno con fermezza ostacolati e vietati. Il futuro del fotovoltaico è ricco di buoni auspici, allo studio è un prodotto al mirtillo che funzionerà per fotosintesi clorofilliana, capace di produrre energia con la sola presenza della luce e non per solo irraggiamento, fotovoltaico trasparente. Sono inoltre allo studio sistemi di captazione solare a minor impatto ambientale. I costi di produzione sono destinati ancora a calare progressivamente nel tempo, in rapporto inversamente proporzionale alla diffusione del prodotto.
Rispetto all’energia eolica il Paese si è impegnato nei mega parchi eolici, tralasciando gli impianti eolici offshore, che andrebbero presi in considerazione. Va sostenuto e diffuso il microeolico a dimensione domestica contro il proliferare massiccio ed altamente impattante dei mega campi eolici, la cui realizzazione va valutata razionalizzata e controllata sul tutto il territorio con opportunità e logica, e il recupero dell’energia dal vento generato nelle linee ferroviarie, nelle autostrade, tramite le “Turbine T-BOX” o similari.
Il progetto Pelamis (che prende il nome da una specie di serpente di mare) è costituito da un sistema con galleggianti che utilizza l’ampiezza dell’onda. Ha una struttura semisommersa che trasferisce il movimento delle onde a pistoni idraulici accoppiati a loro volta con generatori elettrici. Impianti composti da 5 elementi congiunti, aventi un diametro totale di 3,5m e lunghi 150m, esprimono una potenza di 750kW. Impianti di prova saranno installati al largo della Scozia (750kW) e al largo dell’isola di Vancouver, in Canada (2MW). Gli impianti commerciali dovrebbero produrre 30MW e coprire 1kmq di mare. I primi sistemi commerciali saranno installati davanti alle coste del Portogallo. Il primo impianto è in via di completamento e ha una potenza di 2,25MW.
La Turbina marina ad asse orizzontale GEM – I’Aquilone del mare è una turbina idrocinetica progettata per produrre energia dalle correnti marine e fluviali. Posizionata sott’acqua alla profondità voluta, funziona come un aquilone, allineandosi alla direzione della corrente in modo autonomo. Il prototipo da 100 kw ha una produzione media annua, per un sito con velocità della corrente massima di 2,5 m/s, di circa 300 MWh.
La validità della fusione nucleare fredda è stata dimostrata scientificamente. L’inerzia dello Stato verso la ricerca e lo sviluppo di un sistema pulito ed efficiente di questo tipo è inspiegabile.
La pila a combustibile (o cella a combustibile, dall’inglese “fuel cell”) è un dispositivo elettrochimico che permette di ottenere elettricità direttamente da certe sostanze, tipicamente da idrogeno e ossigeno, senza che avvenga alcun processo di combustione termica. L’efficienza delle pile a combustibile può essere molto alta.
Con il termine “perdite di rete” si intendono le inevitabili dispersioni di energia elettrica che avvengono durante il trasporto e la distribuzione dell’elettricità dalla centrale elettrica al luogo di fornitura. Tali perdite sono convenzionalmente fissate dall’Autorità che ne definisce un valore percentuale sull’energia prelevata ed il valore percentuale stabilito dall’AEEG è pari al 10,4%.
Il futuro dei sistemi di accumulo sarà l’idrogeno, il gas più diffuso nell’universo, che sulla Terra è molto abbondante nella forma combinata con altri elementi, come l’acqua, ma anche composti organici. Dalla reazione di idrogeno con ossigeno viene emesso vapore acqueo. L’elettrolisi è il processo chimico utilizzato per estrarre idrogeno dall’acqua che viene poi accumulato in “PILLOLE” o in “SERBATOI”, e usato in una cella a combustibile (fuel cell).