L’America Dem ha tirato un sospiro di sollievo. Ma sarà tale fino al 5 di novembre, quando si terrano le elezioni presidenziali? Proviamo a ragionare, come si diceva una volta, a mente fredda.
Ora sono tempi da sfide da stadio. I rossi (i repubblicani) contro i blue (i democratici), rural America contro le città urbanizzate. Tutto cominciò con lo sbarco di Colombo, che poi non arrivò mai negli States. Oh, no. Non andiamo tanto indietro. Tutto cominciò con la scioccante performance del Presidente Biden contro lo sfidante Donald J. Trump. Uno farfugliava risposte senza senso, con amnesia da persona con seri disturbi cognitivi, Biden, l’altro, Trump, montava bugie su bugie. Ma tanto esse sembravano meno gravi dei ritardi e dei farfugliamenti del Presidente Biden. Si aprì, dal giorno dopo il dibattito presidenziale, il dramma Dem. Che fare con il Presidente Biden. Lui insisteva: sono in ottima forma. Solo una serata no. Poi entrò in causa il Covid e non riuscivo a pensare con lucidità. Ma non mollo. So di potercela fare.
Qui entra in scena la stratega politica più fine e determinata dell’universo Democratico: Nunziatina D’Alessandro Pelosi. Nota come Nancy Pelosi, già speaker del Congresso USA e donna dalle lame politiche affilate. Con tatto ed arguzia, parla a più riprese al Presidente. Gli mostra le gaffe cognitive, gli mostra gli impietosi sondaggi. Biden in certi stati chiave è dietro Trump di 6, 7 punti. Poi con piglio dice al Presidente Biden. Se questo non basta, usiamo l’altro metodo (avrebbe chiamato tutti i leaders Dem e li avrebbe invitati a sostenere il suo messaggio): Caro Presidente Biden, sei stato un ottimo presidente, ma la tua ora è arrivata. Con la tua candidatura perdiamo la Casa Bianca.
Qualche giorno di deep thinking del presidente Biden e nella giornata di domenica 21 luglio, con un messaggio presidenziale su X (Twitter), Joe Biden annuncia la sua decisione di non ricandidarsi. Strada spianata per la Vice Kamala Harris, già senatrice della California.
La scelta è coraggiosa, Nancy Pelosi ha vinto, cosa ne sarà della Vice Harris? I sostegni stentano ad arrivare. Non si può correre il rischio di arrivare alla Convention di Chicago del 19 agosto, senza una nomina Dem. Si rischia il caos e forse peggio. Lo spettro degli scontri del 1968 all’altra famosa Convention di Chicago aleggia sulla storia dei Dem. Bisogna compattarsi sulla Harris. Arrivano i sostegni che contano: Pelosi, poi Biden, i Clinton, Obama tace. Gli sono voluti quattro giorni per proclamare il suo sostegno, e quello di Michelle, verso Kamala Harris. Il gioco è fatto. Il partito è compatto sulla Harris. Ora si tratta di scegliere il Vice Presidente, scelta fatta due giorni fa con il governatore del Minnesota Tim Walz.
Ora tutte le luci globali su Kamala Harris, che la sera del 5 novembre prossimo potrebbe diventare la prima donna Presidente degli Stati Uniti d’America. Nata nel 1964 in California, da padre giamaicano docente di economia e madre indiana biologa, Kamala Harris è afroamericana. Avvocato, lavora prima come Procuratore distrettuale di San Francisco, poi come Procuratore generale della California, quando gli States sono sotto attacco dei mutui subprime e migliaia di risparmiatori perdono casa e risparmi. Era il 2008. Obama sostenne le banche. La Harris con le banche ingaggiò una furibonda battaglia legale, riuscendo a strappare alle grandi banche della East Coast risarcimenti per risparmiatori tra i più alti tra gli Stati dell’Unione.
Da Vice di Biden non brilla per visibilità. Il dossier sull’emigrazione (dossier delicatissimo] affidatogli da Biden non la vede al massimo. Quando, recatasi in Messico a discutere il problema dei confini tra Stati Uniti e Messico, dice ai messicani: non venite negli USA, restate a casa, riceve grandi critiche dai media e dal governo messicano. Da allora mantiene un low profile. Le uscite internazionali non sono delle migliori. Poi poche altre visibilità pubbliche, fino al giorno del grande incarico.
La strada è tracciata da Biden, l’economia va forte, l’inflazione però aumenta creando problemi ai dipendenti a salario fisso. Ma è arrivato il momento di Kamala. La tempra c’è e una qualità su tutte: sa come far innervosire Trump. Che la teme, anche per l’età. Quasi venti anni di differenza e un’abissale differenza di energia. I Dem riprendono a sperare. 100 giorni al 5 novembre, la strada che era in salita per i Dem con Biden, si è improvvisamente livellata. I sondaggi danno Kamala Harris in vantaggio di 3,4 punti su Trump, ancora molti gli indecisi. Con la scelta del Vice, Walz, è iniziato il grande show politico mediatico delle presidenziali USA. Chi vince cambierà le sorti del mondo. Un’America chiusa, protezionista che molla l’Europa e l’Ucraina o una America della classe media, con ridotti impegni internazionali, ma ancora una democrazia liberale.