Sono state pubblicate, l’8 maggio scorso, le Linee Guida SNPA 28/2020 che definiscono compiutamente il procedimento e i contenuti indispensabili per la redazione e la valutazione degli studi di impatto ambientale.
Le modifiche introdotte nel 2017 al Testo Unico dell’Ambiente disposero infatti l’adozione, su proposta del SNPA, di linee guida nazionali e norme tecniche per l’elaborazione della documentazione finalizzata allo svolgimento della famosa VIA, la valutazione di impatto ambientale.
SNPA sta per Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. Istituito nel 2016 per mettere a rete il complesso delle 21 Agenzie per l’ambiente, regionali e provinciali, sotto l’egida dell’ISPRA, ovvero l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
Le Linee, riferite ai diversi contesti ambientali e valide per le diverse categorie di opere, hanno l’obiettivo di fornire indicazioni pratiche chiare e possibilmente esaustive. Anche in attuazione della normativa comunitaria, considerando che il precedente impianto normativo risaliva sostanzialmente al 1988, prima dell’introduzione della VAS (la valutazione ambientale strategica, riferita non ai progetti ma ai piani di sviluppo).
L’ambizione dichiarata è quella di costituire, sia per i soggetti che intendono realizzare un’opera sottoposta a VIA, sia per gli Enti ambientali che partecipano all’iter di approvazione e alle fasi successive di monitoraggio e controllo, una guida autorevole nel valutare obiettivamente il peso dei diversi fattori ambientali in gioco e le rispettive interazioni.
Guida che si estende anche alle fasi ed alle metodologie di studio delle opere di mitigazione. Ovvero di compensazione, quando le prime possano rivelarsi poco efficaci.
La tematica di fondo è chiara. Nell’ottica del perseguimento degli obiettivi di sostenibilità, ormai universalmente accettati (almeno a parole), tutte le opere che hanno una certa rilevanza ambientale devono essere sottoposte ad un preciso screening preventivo, che prevede un rigoroso ordine metodologico.
Si parte dalla definizione e descrizione dell’opera unitamente all’analisi delle motivazioni e delle coerenze interne. Si passa per l’analisi dello stato dell’ambiente e della compatibilità dell’opera. Si valutano le mitigazioni e compensazioni ambientali. Arrivando a definire un compiuto progetto di monitoraggio ambientale.
Le oltre cinquanta pagine del documento affrontano in maniera completa gli aspetti ambientali da tener presente nella valutazione di un progetto. Delle sue possibili alternative. Dell’efficacia e dell’efficienza delle soluzioni proposte. Delle sue implicazioni sulle componenti antropiche e naturali del contesto di pertinenza e sulle possibili mitigazioni e compensazioni utilmente adoperabili nel corso della realizzazione del progetto e durante la sua vita utile.
Queste Linee Guida certamente sono ben scritte e articolate. È evidente il contributo operativo che è stato offerto dai diversi soggetti interessati alla materia ambientale (in gergo tecnico stakeholder). Come del resto risulta notevole e documentato il costante richiamo alle più autorevoli pubblicazioni scientifiche del settore.
Non siamo riusciti a comprendere il lasso di tempo intercorso tra l’approvazione del documento, avvenuta ci pare di capire nella seduta ordinaria del 9 luglio 2019, e la pubblicazione avvenuta l’8 maggio 2020. Ma tant’è!
Quello che ci lascia insoddisfatti è la sensazione che ci si potesse spingere di più sul versante degli esempi reali, che facciano davvero comprendere il passaggio dalla filosofia dell’impostazione (questa si, possiamo dire, definita in maniera stentorea ed inequivocabile!) all’applicazione concreta dei principi base.
Il rischio di non andare oltre il compitino ben svolto non è stato del tutto evitato.