Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa del 19 settembre 2023 firmato da Antonella Caroli, Presidente Italia Nostra, e Alvise Benedetti, Presidente Sezione di Venezia Italia Nostra.
“Ancora una volta l’Unesco ha scelto di non proteggere il suo sito Venice and its Lagoon. Un emendamento proposto dall’ambasciatore del Giappone e sostenuto da Oman, India, Etiopia, Mali, Grecia, Bulgaria, Sudafrica, Quatar, Argentina, Messico, Saint Vincent and Gerenadine, Sud Arabia, Ruanda, Zambia, Egitto, Nigeria, Thailandia, Belgio ha rovesciato – come è accaduto sempre in questa 45a sessione per ogni decisione non gradita agli Stati nazionali – tutte le proposte di decisioni e i pareri degli organi tecnici consultivi.
Gli Stati intervenuti nelle discussioni sui siti hanno infatti mostrato più attenzione alla crescita economica e ai problemi legati all’approvvigionamento energetico che alla salvaguardia del patrimonio culturale e naturale. Lo scopo delle sessioni dell’Unesco sarebbe invece allontanare i grandi progetti infrastrutturali di grande impatto, lo sfruttamento turistico, le cavazioni etc. e proporre piani di conservazione e un percorso di sviluppo che tenga conto delle specificità dei contesti nei luoghi che gli Stati sottoscrittori si erano impegnati a salvaguardare. È un altro esempio di come, da un’idea iniziale con ampia visione, ormai sia passato a soddisfare politiche di basso profilo e di interessi soggettivi.
Per quanto riguarda Venezia, gli organi tecnici solo consultivi dell’Unesco e del Segretariato hanno delineato con precisione un quadro fosco dello stato di conservazione del sito, a loro ben noto, sintetizzato in quattro punti: 1. declino del numero dei residenti che condanna il sito all’inautenticità; 2. mancanza di seria pianificazione per i progetti infrastrutturali; 3. interventi che potenzialmente alterano la morfologia lagunare; 4. aumento del livello marino a seguito del cambiamento climatico. Pertanto, hanno perorato l’iscrizione nella Danger List, non per punire l’Italia, ma per garantire al sito una più ampia tutela e «per mobilitare la comunità internazionale per trovare soluzioni ai problemi di Venezia».
Alla voce allarmata degli Advisory Bodies e del Segretariato facevano da contraltare dichiarazioni rosee e al di fuori della realtà di molti Stati, che elogiavano l’Italia e il Comune per le misure adottate per preservare Venezia, Laguna e gli abitanti, in primis del Giappone, proponente un emendamento che capovolgeva i pareri tecnici. Nel corso della votazione (cui ricordiamo partecipano solo i 21 rappresentanti degli Stati mentre gli organi tecnici non hanno voce), si sono aggiunti tutti gli altri ad eccezione della Russia, e la decisione è passata «as emended».
Ogni sessione, dunque, è un passo avanti nello strapotere delle delegazioni diplomatiche degli Stati (anche il ruolo dei delegati delle Ong è diventato inesistente: da quest’anno possono intervenire solamente a decisione già ratificata) e verso la distruzione della credibilità e affidabilità della Convention e dell’Unesco. Un problema sollevato da molti analisti e anche da ex membri dello stesso World Heritage Centre”.