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Le classifiche del Censis. La Federico II ultima

by Piera De Prosperis
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Ed ecco anche quest’anno il Censis, puntuale dopo la fine degli esami di Stato, pronto a fornire agli studenti un orientamento sulla scelta universitaria. Pubblicate le classifiche, puntuale la risposta del ministro Manfredi. Che le contesta.

Il Censis è un istituto di ricerca socio-economica, fondato nel 1964, che svolge il suo lavoro attraverso svariati incarichi. Da parte di ministeri, amministrazioni regionali e comunali, camere di commercio. Ma anche associazioni imprenditoriali e professionali, istituti di credito, grandi aziende, organismi internazionali. Nonché nell’ambito dei programmi dell’Unione Europea. I suoi dati sono quindi attendibili perché documentati, documentabili e frutto di accurate indagini. La sua annuale classifica delle Università italiane si fonda su un’articolata analisi del sistema universitario. Atenei statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensioni. Ed è basata sulla valutazione di molti elementi. Strutture disponibili, servizi erogati, livello di internazionalizzazione, capacità di comunicazione 2.0, occupabilità futura degli studenti.

In quest’anno così difficile il Censis ha dovuto tenere conto anche delle conseguenze del Covid. Le informazioni, raccolte a maggio attraverso un’indagine diretta rivolta a tutti i rettori italiani, hanno dimostrato che il sistema universitario ha reagito bene. Ottimizzando le risorse umane e tecniche, nonostante le carenze strutturali che da anni lo affliggono. Sui 61 atenei rispondenti, risulta che 42 hanno completato il passaggio dalla didattica in presenza a quella a distanza in una settimana. I rimanenti perlopiù in due settimane.

Ancora una volta, però, le università del Sud risultano agli ultimi posti. Manfredi, ex rettore della Federico II ed oggi Ministro dell’Università. “La classifica del Censis è sui servizi, ma la qualità delle università si misura dal livello della ricerca e della didattica”. Il rettore della Federico II Arturo De Vivo. “Il Censis continua sulla sua strada. E dimentica, ad esempio, che mense e alloggi non dipendono da noi. La Federico II è ultima tra i mega atenei, secondo il Censis? È di pochi giorni fa la prestigiosa classifica Shanghai Academic Ranking of World Universities, che colloca il nostro ateneo all’ottavo posto tra tutti gli atenei d’Italia, prendendo in considerazione la qualità della didattica, della ricerca e dei docenti. Questi sì sono i parametri con i quali dobbiamo misurarci”.

Sappiamo tutti dell’annoso problema della valutazione, specie nella didattica. Il termine deriva da valitus, participio passato di valere. Ossia stimare, dare un prezzo. Cioè, in senso etimologico, la valutazione è il processo mediante il quale si attribuisce “valore” ad un oggetto. Il valutare è quindi l’attività con cui si esprime un giudizio riguardo ad un fatto rilevante e contestualizzato. Come posso valutare la didattica se non ho strumenti oggettivi? Se la estrapolo dalla situazione in cui essa avviene, dai servizi tramite i quali viene erogata? Molti di noi ricordano le aule universitarie affollate in cui bisognava andare presto per trovare un posto vicino alle cattedre. Altrimenti sfuggivano le preziose parole del professore. Ovviamente non esisteva altro modo per non perdere i dati se non chiedendo gli appunti. Che spesso erano più preziosi dei colleghi stessi che li avevano presi. Gli ex universitari della mia età sanno quanto contasse l’organizzazione individuale e quanto fosse demandato allo studente in fatto di studio ed impegno. L’università offriva un’istruzione significativa solo a chi ne avesse veramente voglia ed interesse. L’università la facevamo, strutturalmente, noi studenti. Ma oggi non è più così. I nostri giovani sono abituati, già dalla scuola, ad avere tutto in mollichine. Lezioni a misura di capacità di apprendimento. Recupero dei contenuti e delle competenze. Uso della LIM. Slide esemplificative e chi più ne ha più ne metta. Come può un’università non adeguarsi? Parlare di didattica, di ricerca e di docenti in astratto, senza che a questi termini si associno servizi di supporto, è impensabile. Gli Enti preposti alle innovazioni, sono sordi.

Il Ministro Manfredi, invece di rimandare al mittente le classifiche, dovrebbe riflettere sui dati. O far riflettere chi di dovere. Richiamarsi ad un passato glorioso e dormire sugli allori di una fama passata non giova. Meno che mai al Sud in questo momento storico.