Home Cultura LE CITAZIONI: Zweig. Il “migliore dei mondi” spazzato via dalla guerra

LE CITAZIONI: Zweig. Il “migliore dei mondi” spazzato via dalla guerra

Stefan Zweig

by Ernesto Scelza
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Il “migliore dei mondi possibili” che il grande scrittore austriaco descrive – con le stesse parole e negli stessi toni che useremmo oggi per descrivere il nostro mondo contemporaneo- è quello dell’Impero austriaco prima di essere spazzato via dalla Prima Guerra Mondiale: “Tutto nella nostra quasi millenaria monarchia austriaca sembrava duraturo e lo stato stesso appariva il sommo garante di questa ininterrotta solidità. I diritti che esso concedeva ai cittadini erano assicurati dal parlamento, dai rappresentanti del popolo liberamente eletti, e ciascun dovere era fissato con precisione”. Mediatore fra le culture, pacifista, internazionalista, cosmopolita ed europeista, Stefan Zweig muore suicida in Brasile nel 1942.

 

«Ognuno sapeva quanto possedeva e quanto gli era dovuto, ciò che era permesso fare e ciò che invece era proibito. Tutto era regolato da una qualche norma, misura o peso precisi. Chi possedeva un capitale poteva calcolare esattamente gli interessi che su di esso avrebbe maturato nel corso di un anno; funzionari e ufficiali conoscevano con precisione il momento in cui avrebbero potuto beneficiare di un avanzamento di carriera o della pensione; ogni famiglia aveva un bilancio stabilito con cura e sapeva quali sarebbero state le spese per l’alloggio e il vitto, per le vacanze estive e per gli obblighi sociali. Non si mancava mai inoltre di riservare una piccola somma per gli imprevisti, per le malattie e per il medico. Chi era proprietario di una casa guardava a quest’ultima come alla sicura dimora dei suoi figli e nipoti, e la proprietà di botteghe e fattorie passava di generazione in generazione. Quando un neonato era ancora in culla, si deponeva nel salvadanaio o si depositava presso la cassa di risparmio un primo obolo in vista del suo viaggio attraverso l’esistenza, una piccola «riserva» per il suo futuro. In questo vasto impero tutto trasmetteva l’idea di solidità e immutabilità. (…) Nessuno pensava a guerre, sconvolgimenti o rivoluzioni. Ogni evento tragico, qualsiasi tipo di violenza, appariva ormai inimmaginabile nell’età della ragione.

Questo senso di sicurezza era il tesoro più ambito da milioni d’individui, il loro ideale comune di vita, l’obiettivo da perseguire. Soltanto un’esistenza contraddistinta da siffatta sicurezza sembrava degna di essere vissuta e il numero di coloro che desideravano godere di questo bene prezioso aumentava sempre di più (…). Il secolo della sicurezza divenne l’età dell’oro delle pratiche assicurative. Si assicurava la casa contro furto e incendio, i terreni contro grandine e temporali, il proprio corpo contro sinistri e malattie. Si acquistavano pensioni integrative in vista della vecchiaia e si offriva alle bambine ancora in fasce una polizza per la dote futura. Alla fine anche gli operai si organizzarono e grazie alle loro lotte riuscirono a conquistarsi salari regolari e casse malattia, mentre i domestici investivano i loro risparmi in assicurazioni sulla vecchiaia e pagavano in anticipo le loro esequie. Solo chi poteva guardare al futuro senza preoccupazioni di sorta riusciva a godersi il presente in tutta tranquillità.

In questo clima di commovente fiducia in cui si aveva la certezza di poter proteggere la propria vita circondandola con una palizzata priva della benché minima breccia da dove potesse irrompere la sorte, si respirava, malgrado tutto l’apparente buonsenso e la sobrietà che una simile visione del mondo sembrava trasmettere, un pericoloso senso di presunzione. Il diciannovesimo secolo, con il suo idealismo liberale, era sinceramente convinto di muoversi lungo una rotta diritta e sicura verso il “migliore dei mondi possibili”.»

Stefan Zweig, Mondo di ieri.