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LE CITAZIONI: Zoja, prestigio nazionale

by Ernesto Scelza
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Luigi Zoja è psicoanalista e saggista. Già presidente della IAAP, l’associazione internazionale degli analisti junghiani, ha lavorato a Zurigo, New York, Milano e pubblicato testi tradotti in quindici lingue. Questo saggio “è il frutto di anni di ricerca e di lavoro, oltre che di una conoscenza professionale della psicologia analitica” (Donald Sassoon).

 

«La crescita dei figli non è guidata dalle regole che i genitori impartiscono, ma dagli esempi che offrono. Anche i governanti – padri e madri del popolo – potranno predicare quelle che considerano necessarie virtù nazionali, ma le diffonderanno solo se saranno i primi a praticarle.

Mussolini aveva ricoperto i muri d’Italia con la parola “onore”. Quando suona la sua ultima ora, dovrebbe esistere un “ridotto alpino” dove morire come Leonida. Invece un controllo di partigiani, che stanno autorizzando una colonna della Wehrmacht a rientrare in Germania, scopre il Duce nascosto in un camion e travestito da soldato tedesco. E il re? Per passare dalla parte degli alleati vincitori, era fuggito di notte: superando Mussolini nella mancanza di onore, abbandona i sudditi a cui chiede il sacrificio. Branchi di giovanissimi partecipano alla Repubblica sociale, l’ultima esibizione del fascismo: per “salvare l’onore”, dimostrando ai tedeschi che l’Italia non li tradisce. Contro di loro inizia la lotta partigiana. Sempre in nome dell’onore, l’Italia va ricordata come terra dell’antifascismo, più vasto del fascismo. Malgrado non siano sullo stesso piano, ognuna di queste considerazioni contiene una verità. Se hanno un limite è l’esser interne alla guerra, che della storia è solo un episodio.

L’idea di onore è stata abusata ma ha guidato i paesi europei nei secoli. Fa parte delle narrazioni che li riguardano e difficilmente può esser separata dal loro mondo immaginario, anche se inconscio. Appartiene dunque alla dimensione psicologica di cui vogliamo occuparci. Spesso continua a vivere sotto parole più moderne, come dignità, prestigio, “soft power”. In ogni caso non andrebbe confusa con le vittorie militari. Se una potenza europea schiaccia un fragile paese dell’Africa, questo non disonora l’africano, ma l’europeo. L’Italia lo ha fatto due volte nel XX secolo, quando gli altri imperi già discutevano la decolonizzazione.

Non manca di onore un paese sconfitto in guerra, ma quello che compie crimini e non fa autocritica, come hanno fatto, in modi diversi, l’Inghilterra per la schiavitù o la Germania per il razzismo e il genocidio. Non esistono classifiche ufficiali della rispettabilità dei popoli. Il riconoscere gli errori però ne fa parte, ed è compito di governi che hanno scelto di non limitarsi a gestire l’immediato.

L’Italia ha perso tutte le guerre della modernità. (…) Non è mai troppo tardi per uscire dalla melma. Nel 2015 la Spagna ha riconosciuto come ingiustizia storica la cacciata degli ebrei nel 1492, e ha promulgato una legge che permette ai loro discendenti di chiedere la cittadinanza. D’altra parte, la stessa Spagna rivendica come territorio nazionale Gibilterra, ceduta alla corona inglese con la Pace di Utrecht nel 1713.

(…) L’Inghilterra ha colonizzato buona parte del mondo, poi si è ritirata lasciandovi, dice il luogo comune, la lingua inglese, il cricket e alcune istituzioni democratiche. Ma vi ha depositato anche il marchio del colonialismo, “fardello dell’uomo bianco” cantato da Kipling in una poesia bella e atroce. (…) L’Illuminismo di Francia e Inghilterra è un immenso merito culturale. Però il suo sviluppo ha accompagnato un più o meno consapevole senso di superiorità che le ha portate a diventare imperi coloniali. Al contrario, l’onore acquisito dall’Italia con Rinascimento e Umanesimo è un valore in sé, così alto, disinteressato e poco imperialista, da assegnare al paese un immenso credito. Esso bilancia i successivi scivolamenti verso il disonore.»

Luigi Zoja, Narrare l’Italia.