Nel giugno 2022, nel corso di un convegno alla Università “La Sapienza” di Roma a cento anni dalla pubblicazione di “Teologia politica” di Carl Schmitt e pochi mesi dopo l’invasione russa della Ucraina, Mario Tronti ci offre una delle sue ultime lezioni, in cui “il pensiero politico si misura con gli accadimenti fattuali”.
«In questi mesi passati non sono riuscito a pensare ad altro che alla guerra. Perché tutto il resto mi appariva una futile fuga mundi. Non mi era certo capitato con la pandemia. Che, anzi, ad altro mi portava a pensare. E sulla quale non c’era da spendere un grammo di pensiero. Ma questa cosa qui, adesso, turandosi le orecchie per non ascoltare le narrazioni dominanti, chiama drammaticamente ad aprire gli occhi per vedere lo stato delle cose. È un discorso duro, ma è così che le cose stanno. Non serve raccontare quello che ci piace ascoltare. Serve quello che ci permette di capire, e quindi, su questa base, di reagire, quando siamo gettati davanti alle brutture del mondo. Sto per dire questo. La guerra fa girare il mondo. La pace lo tiene fermo. E per chi intende rovesciare sotto-sopra quello stato delle cose, è bene che il mondo giri. Dobbiamo essere copernicani, non tolemaici. In questo, moderni a modo nostro. Mi è capitato, in questo frangente, di scrivere: quando l’eccezione del tragico, come la guerra, irrompe e spezza il corso normale della storia è il tempo di porre mano al pensiero, spinozianamente non solo per deprecare, ma per comprendere. Uno sguardo geopolitico indubbiamente ci aiuta nella comprensione»
Mario Tronti, La teologia politica al tempo della geopolitica.