Commenta la filosofa morale Roberta De Monticelli: Lev Tolstoj, dopo aver narrato la Russia di inizio Ottocento e la guerra contro Napoleone, sintetizza nell’epilogo di “Guerra e pace” la sua poderosa riflessione su ciò che muove i protagonisti delle vicende umane. Un compendio del sapere del suo tempo concluso con il riconoscimento che è “necessario rinunciare a un’inesistente libertà e riconoscere una dipendenza che non sentiamo”.
«All’intelletto umano, le cause dei fenomeni sono inaccessibili nella loro totalità. Ma il bisogno di ricercare le cause è insito nell’anima dell’uomo. E l’intelletto umano, non riuscendo a entrare nell’infinità e nella complessità delle condizioni dei fenomeni, ciascuna delle quali, presa a sé, può apparire una causa, si aggrappa al primo e più accessibile punto di riferimento e dice: ecco la causa. Negli eventi storici (dove l’oggetto dell’osservazione sono le azioni umane) il punto di riferimento originario è la volontà degli uomini; poi viene la volontà degli uomini che hanno una posizione storicamente preminente, gli eroi della storia. Ma basta penetrare nell’essenza di un qualsiasi evento storico, vale a dire nell’attività dell’intera massa di uomini che hanno partecipato all’evento, per convincersi che la volontà dell’eroe della storia non solo non dirige le azioni delle masse, ma è essa stessa costantemente diretta.
(…) Tutti gli storici che hanno riflettuto in modo serio si sono trovati di fronte a questo problema. Tutte le contraddizioni, le oscurità della storia, la falsa strada lungo la quale questa scienza procede, sono fondate unicamente sull’insolubilità di questo problema.
Se la volontà di ogni uomo fosse libera, se cioè ognuno potesse agire come gli garba, tutta la storia sarebbe una serie di casi slegati. Se anche un solo uomo fra milioni di uomini avesse in un millennio la possibilità di agire liberamente, cioè a suo piacimento, è evidente che un solo atto libero di quest’uomo, contrario alle leggi, distruggerebbe la possibilità dell’esistenza di qualsiasi legge per tutto il genere umano. Se esiste anche una sola legge che regoli le azioni degli uomini, allora non può esservi libero arbitrio, poiché la volontà umana deve sottostare a questa legge.
In questa contraddizione consiste il problema del libero arbitrio, che dai tempi più remoti impegna le migliori menti dell’umanità e dai tempi più remoti è stato posto in tutta la sua enorme importanza. Il problema consiste in questo, che, guardando l’uomo come oggetto d’osservazione, da qualsiasi punto di vista (teologico, storico, etico, filosofico) noi troviamo la legge generale della necessità alla quale egli soggiace, allo stesso modo di tutto ciò che esiste. Guardandolo invece dall’interno, come ciò di cui abbiamo coscienza, noi ci sentiamo liberi.»
Lev Tolstoj, Guerra e pace.