Nella perdita di memoria e senso della storia un ruolo fondamentale è svolto dal sistema formativo dei giovani: la scuola e non soltanto questa. Adriano Prosperi è questo aspetto del fenomeno di “distruzione del passato” che pone al centro della sua analisi. E qui avanza una serie di ipotesi che coinvolge l’evoluzione della società italiana e lo sviluppo dei mezzi di informazione e comunicazione: “C’è stato in primo luogo il mutamento epocale che ha allontanato vertiginosamente il presente dal recente passato: parliamo della rivoluzione informatica o piú in generale del trionfo di una cultura del mutamento e del progresso tecnico e scientifico che ha accelerato oltre ogni precedente la velocità della trasformazione del mondo”.
«Quanto all’insegnamento della storia, si tratta non di una materia scolastica alla pari delle altre ma piuttosto del paradigma al cui interno trovano collocazione e senso tutte le discipline dell’area umanistica… Resta che senza la storia è l’insieme della formazione che perde significato e valore e si prepara a trasformarsi in qualcosa di profondamente diverso: non piú la crescita intellettuale di libere personalità ma l’apprendimento di abilità funzionali all’esecuzione esatta di quanto richiesto dalle esigenze produttive del sistema. Se oggi il sistema si è inceppato è perché è accaduto qualcosa che ha cambiato l’assetto del mondo e ha investito il piccolo universo scolastico (…).
Però se in Italia è scarsa e lacunosa la memoria del passato storico, la questione riguarda la scuola, ma non solo. Riguarda le tante e diverse vie attraverso le quali si forma la coscienza storica delle persone. Quella che oggi soffre di un addensarsi dell’oblio è la memoria della comunità o, come la si definisce, la memoria collettiva. La conoscevamo come patrimonio diffuso nella vita sociale, presente e impalpabile come l’aria che si respira. (…) Al posto della voce narrante degli anziani della famiglia è subentrato un consumo personale di racconti, immagini e informazioni fornite di continuo e in grande abbondanza dai mezzi di comunicazione di massa, disponibile sempre e dovunque a richiesta come le merci dei supermercati. Ciascuno può trovare quello che lo diverte e lo incuriosisce di piú, senza fatica, già pronto, senza che si sappia chi l’ha cucinato e quando e a quale scopo – proprio come le merci dei supermercati o i piatti pronti nelle mense collettive. L’informazione come merce viene offerta in modo da stuzzicare curiosità e alimentare umori e idiosincrasie di individui isolati, che vengono cosí incoraggiati a chiudersi sempre piú nella coltivazione di propri orizzonti mentali (…). Anche scuola e ambiente di lavoro hanno subito una trasformazione analoga. Di fatto la società del capitalismo avanzato è orientata in modo da parcellizzare e individualizzare l’apprendimento e l’esercizio di conoscenze e competenze. Il sindacato, il partito politico, la fabbrica, il laboratorio artigianale, quando esistono e resistono ancora, non sono piú luoghi di sociabilità e di relazioni di scambio, dove si ha la formazione di culture e la trasmissione di saperi e di memorie. Vi prevale l’assetto verticale e il contatto individualizzato, veicolato da cellulari e messaggi di posta elettronica, sganciato dai luoghi della vita quotidiana e dai contesti ambientali. Cosí è di fatto scomparsa la memoria vivente trasmessa dai narratori anziani e raccolta dai giovani.»
Adriano Prosperi, Un tempo senza storia. La distruzione del passato.