Foto by Comunità di Sant’Egidio
“Le intermittenze della memoria” è il titolo del capitolo introduttivo di “Un tempo senza storia. La distruzione del passato”, il pamphlet che lo storico Adriano Prosperi ha dedicato ad un fenomeno allarmante che sconvolge il nostro tempo: “la perdita della memoria collettiva e l’ignoranza della nostra storia”.
«Da molti anni la delusione per la costruzione europea nasce soprattutto davanti alla perdita di memoria di una grande realtà risorta dalle macerie e dalle ceneri di milioni di vittime col proposito di restaurare il ricordo e il rispetto dei suoi valori ideali ma che sembra tornare sempre piú indietro: tanto indietro da scambiare per valori europei quelli finanziari di borse e banche, col risultato di emarginare e minacciare di esclusione la Grecia e lasciare spesso l’Italia sola davanti al dovere di accoglienza e aiuto per il popolo dei migranti.
(…) Bisogna fermarsi a riflettere sul problema della perdita del senso della storia e del generale declino di questa dimensione, negli studi e nella società. È da tempo che i sociologi mandano segnali d’allarme e parlano di perdita di memoria collettiva e di ignoranza della nostra storia recente e delle sue tragedie. Ma è anche da tempo che si moltiplicano segni di allarme davanti a precisi segnali di una tendenza diffusa, con ripetute quanto vane denunzie delle responsabilità delle classi dirigenti e dei poteri pubblici.
(…) È in questo contesto che la malattia dell’oblio è diventata sempre piú diffusa non solo in generale nel mondo ma in modo speciale nella realtà italiana di oggi. E il peso dell’oblio vi appare forse piú forte che altrove perché si aggiunge a una serie di trasformazioni – di tipo demografico, culturale, economico e sociale – che hanno investito con sorprendente velocità la società italiana rovesciando completamente quella che era stata per secoli la sua identità. Qui c’è come l’ingombro di un cadavere non sepolto: il passato dimenticato. Ma la crisi si avverte in realtà nelle due direzioni del passato e del futuro. Lo si segnala da piú parti come problema di diffusa ignoranza e di false idee su eventi del passato specialmente tra i giovani: un’ignoranza che si allea con un voltare le spalle al futuro, una specie di malattia della speranza. Prendiamo ad esempio un indizio minimo: il pellegrinaggio, le sue antiche tradizioni religiose e le sue forme attuali.
(…) Oggi il pellegrinaggio di memoria si presenta soprattutto nella forma di dovere civile e rito di conoscenza e di condivisione collettiva del dolore e del male causato dalla nostra specie con le guerre e gli stermini di civili. E l’epoca del secondo dopoguerra mondiale ha sviluppato specialmente quello ai luoghi degli stermini di civili e ha fatto del lager di Auschwitz il luogo proprio della memoria: un obbligo del ricordare come unico argine difensivo dal pericolo di ripetizione dell’orrore della Shoah. Ma nell’Italia d’oggi questi pellegrinaggi da un lato sono visti come propaganda politica di parte, dall’altro sono ben lungi dal raggiungere l’obbiettivo che si propongono. Secondo i dati del sondaggio 2020 di Eurispes Italia, oggi il 15,6 per cento della popolazione italiana crede che la Shoah non sia mai esistita. Nel 2004, era il 2,7 per cento.»
Adriano Prosperi, Un tempo senza storia. La distruzione del passato.