Lo studio dell’economista francese sulla disuguaglianza, pubblicato per la prima volta nel 1997 è stato aggiornato nelle successive edizioni, assumendo i risultati delle successive indagini di Piketty, particolarmente quelle esposte ne “Il capitale del XXI secolo” (2013).
«Il conflitto destra/sinistra dimostra innanzi tutto che i disaccordi sulle forme concrete e sull’opportunità di un intervento pubblico di redistribuzione non sono necessariamente dovuti a principi contraddittori di giustizia sociale, ma piuttosto ad analisi contraddittorie dei meccanismi economici e sociali che producono le disuguaglianze. Esiste infatti un certo consenso su molti principi fondamentali di giustizia sociale: se la disuguaglianza è dovuta, almeno in parte, a fattori che gli individui non controllano, come la disuguaglianza delle dotazioni iniziali trasmesse dalla famiglia o dalla buona sorte, di cui gli individui interessati non possono essere ritenuti responsabili, allora è giusto che lo Stato cerchi di migliorare nel modo più efficace possibile la sorte delle persone più svantaggiate, ossia quelle che hanno dovuto affrontare i fattori incontrollabili più sfavorevoli. (…) Spesso il vero conflitto verte sul modo più efficace di far progredire realmente le condizioni di vita dei meno abbienti e sull’ampiezza dei diritti che è possibile accordare a tutti, più che sui principi astratti della giustizia sociale.
(…) Bisogna lasciare che il mercato con il suo sistema di prezzi operi liberamente e accontentarsi di ridistribuire mediante tasse e trasferimenti fiscali, oppure bisogna cercare di modificare strutturalmente il modo in cui le forze di mercato producono la disuguaglianza? Nel linguaggio degli economisti, questa contrapposizione corrisponde alla distinzione fra redistribuzione pura e redistribuzione efficiente. La prima è adeguata alle situazioni in cui l’equilibrio di mercato è efficiente nel senso di Pareto, cioè laddove è impossibile riorganizzare la produzione e l’allocazione delle risorse in modo tale che tutti vi guadagnino, ma considerazioni di pura giustizia sociale esigono una redistribuzione dagli individui meglio dotati a quelli che lo sono meno. La seconda corrisponde alle situazioni in cui delle imperfezioni nel mercato implicano l’esistenza di interventi diretti nel processo produttivo che consentano insieme di migliorare l’efficienza paretiana nell’allocazione delle risorse e l’equità della loro distribuzione.
Nella pratica del conflitto politico contemporaneo, la contrapposizione fra redistribuzione pura e redistribuzione efficiente è stata spesso confusa con quella fra redistribuzione di ampiezza modesta e redistribuzione più ambiziosa. Il tradizionale conflitto destra/sinistra è andato tuttavia complicandosi nel corso del tempo, per esempio da quando a sinistra alcuni auspicano l’instaurazione di un “reddito minimo di cittadinanza” elargito a tutti, finanziato dalle imposte e non direttamente interferente col gioco del mercato.»
Thomas Piketty, Disuguaglianze.