“I filosofi parlano di molti argomenti rilevanti per la democrazia”: è quanto afferma Martha Nussbaum in questo suo libro steso nel momento in cui avverte che la democrazia del paese-guida dell’Occidente, degli Usa, è a rischio. E mentre esprime le sue “Considerazioni sulla crisi politica attuale”, ritorna a considerare i valori, e i principi etici e politici, che hanno fondato storicamente e culturalmente la nostra democrazia. A partire dell’insegnamento di Socrate e dal suo impegno pratico per la formazione di cittadini critici e liberi: un antidoto allo “scadimento della vita politica occidentale, e (al) malessere degli individui, che vede sprofondati nel risentimento, nella rabbia e nella faziosità”.
«“Filosofia” significa molte cose nelle diverse tradizioni storiche, ma per me non ha nulla a che vedere con affermazioni categoriche. Non si tratta di considerarsi più profondi degli altri o più capaci di produrre asserzioni sagge. Significa condurre una “vita consapevole”, con l’umiltà di ammettere quanto poco capiamo veramente, con l’impegno a sostenere argomentazioni rigorose, condivise e sincere, e con la volontà di ascoltare gli altri in quanto interlocutori di uguale valore e di rispondere alle loro argomentazioni. La filosofia, secondo questa concezione socratica, non costringe, non minaccia, non deride. Non produce mere affermazioni, ma, al contrario, crea una struttura di pensiero in cui una conclusione segue da premesse che l’ascoltatore è libero di contestare.
Socrate discusse con molte persone nell’Atene democratica del suo tempo. Scoprì che tutti hanno la capacità di capire e di comprendere sé stessi. (Platone rende icasticamente questo pensiero, mostrando Socrate che interroga uno schiavo, un ragazzo analfabeta e oppresso, che, opportunamente guidato, enuncia le proprietà geometriche del quadrato.) L’interrogazione filosofica presuppone tale capacità di base, ma mostra anche che la maggior parte di noi trascura di coltivarla: le persone (compresi, come Socrate ha scoperto, i leader militari, le autorità culturali e i politici) non hanno ben chiaro cosa pensano, e agiscono sulla base di idee approssimative, spesso incoerenti. La filosofia quindi invita al dialogo e al rispetto dell’interlocutore. A differenza dei cittadini boriosi che Socrate interroga (Eutifrone, Crizia, Meleto), l’oratore filosofico è umile: la sua posizione è trasparente e quindi vulnerabile alle critiche (sua di lui o di lei, dal momento che Socrate affermava che gli sarebbe piaciuto disquisire con le donne, magari nell’aldilà, e Platone in realtà ha insegnato alle donne nella sua scuola!).
Socrate aveva ragione a dire che il suo metodo era strettamente legato agli obiettivi della democrazia, in cui il pensiero di ogni persona conta, e a insistere sul fatto che esso offriva un contributo molto prezioso alla vita democratica, migliorando la qualità delle deliberazioni pubbliche.
Sosteneva di essere come un tafano sulla schiena della democrazia, che paragonava a un “cavallo di razza, ma pigro”: il pungolo dell’interrogazione filosofica avrebbe dovuto svegliare la democrazia, in modo da permetterle di condurre meglio i propri affari.»
Martha C. Nussbaum, La monarchia della paura.