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LE CITAZIONI: Nila. Testimoniare è più importante che vivere

Nelle strade di Teheran

by Ernesto Scelza
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“Nelle strade di Teheran” è il racconto di una testimone della resistenza delle donne iraniane, che hanno dato vita ad imponenti manifestazioni al grido di “Donna, vita libertà”, dopo l’uccisione di Mahsa Amini, una giovane ragazza curda arrestata dalla polizia morale per aver indossato l’hijab in un modo poco appropriato. “Nila” è lo pseudonimo di una protagonista di quel movimento: “Almeno in questo momento della nostra storia, ‘testimoniare’ è una parola più ardente di ‘vivere’. Si può vivere una vita restando spettatori. Testimoniare, come testimoni e come martiri, significa essere artefici del nostro destino. Sono queste le parole che voglio trasmettere, dopo aver camminato nel sangue, a chi verrà dopo di noi. A chi, nel turbinio della nostra storia, ci cercherà. Ammesso che ci cerchi.”

 

«Quando scendiamo in strada, sappiamo che ognuno di noi può diventare uno di quei manifestanti di cui sapremo che sono stati condannati o giustiziati. Perché scendiamo in strada con una rabbia straordinaria, ma romantica. È questo il nostro tallone d’Achille. La nostra rabbia è talmente più grande della nostra ragione che siamo portati a credere che un rovesciamento totale possa avvenire senza un leader o senza un piano d’attacco.

Ogni tanto, dagli ospedali filtrano nuove informazioni. Carcerati, uomini e donne, sono ricoverati per stupro o lesioni agli organi genitali per poi essere ricondotti in prigione dopo aver ricevuto qualche cura, nello sgomento del personale ospedaliero. Nessuna storia sarà abbastanza fedele per registrare su pagina le testimonianze di decine di sanitari sulle ripetute violenze sessuali subite dai contestatori. Eravamo tutti esterrefatti davanti alle notizie degli stupri che molte di quelle donne, una volta scarcerate, hanno poi coraggiosamente confermato. Un coraggio che ha permesso a numerose donne di descrivere con precisione gli stupri che avevano subìto in carcere anche anni prima.

Una misura governativa impone che ogni manifestante resti in custodia finché non vi sia più traccia dei segni della violenza. Credo che questo sia stato un duro colpo inferto al movimento. Nel corso degli ultimi quarant’anni, un simile trattamento era stato inflitto per punire la disobbedienza? Sì. Era una punizione che esulava dai consueti meccanismi del sistema? Assolutamente no. Allora come mai questa notizia ha un effetto così devastante sul nostro morale e semina il terrore? Perché ci stiamo rendendo conto che la rabbia e l’avversione per la Repubblica islamica non sono sufficienti a distruggerla. La minacciano, la sfidano pericolosamente, la fanno infuriare, la rendono più assetata di sangue, ma non la distruggono.

Noi andiamo avanti comunque. Continuiamo a pensare che questa immensa rabbia, come un’organizzazione onnisciente, impedirà qualunque forma di ricatto. Puntiamo sulla nostra rabbia, senza sapere che la rabbia non basta.»

Nila, Nelle strade di Teheran.

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