L’articolo è apparso nel giugno dello scorso anno sul “The New York Times” per opera di Evgeny Morozov, un sociologo e giornalista che da anni studia le nuove tecnologie e ne mette in evidenza i rischi per la tenuta dei sistemi democratici: “Non dobbiamo rinunciare al ruolo sociale delle istituzioni che favoriscono l’intelligenza umana”.
«A maggio dello scorso anno oltre 350 dirigenti d’azienda, ricercatori e docenti universitari del settore tecnologico hanno firmato una dichiarazione per mettere in guardia il mondo contro la minaccia dell’intelligenza artificiale. “Mitigare il rischio di estinzione posto dall’intelligenza artificiale dovrebbe essere una priorità per tutto il pianeta, al pari di altre minacce come le pandemie e la guerra nucleare”, hanno scritto i firmatari.
Ciò è avvenuto sulla scia di un’altra lettera di alto profilo, firmata da persone del calibro di Elon Musk e Steve Wozniak, co-fondatore di Apple, che chiede una moratoria di sei mesi sullo sviluppo di sistemi Ai avanzati.
Nel frattempo, l’amministrazione Biden ha sollecitato l’innovazione dell’Ai responsabile, affermando che “a cogliere le opportunità che offre”, “devo prima gestire i suoi rischi”. Al Congresso, il senatore Chuck Schumer ha chiesto sessioni di ascolto “primi della loro specie” sul potenziale e sui rischi dell’Ai, una sorta di corso di crollo da dirigenti del settore, accademici, attivisti per i diritti civili e altre parti interessate.
L’ansia crescente nei confronti dell’intelligenza artificiale non è certo causata dalle tecnologie (noiose, ma affidabili) che completano i nostri messaggi sugli smartphone o insegnano ai robot-aspirapolvere a evitare gli ostacoli in salotto. A preoccupare gli esperti è piuttosto lo sviluppo della cosiddetta “Intelligenza Artificiale Generale” (Artificial general intelligence, Agi).
Oggi questo genere di intelligenza artificiale non esiste ancora, ma sono in tanti a pensare che il rapido sviluppo di software come ChatGpt, creato da OpenAi, siano un segno di quello che ci aspetta (…).
Prendiamo i Roomba, i robot aspirapolvere “intelligenti”. Non più confinati alla pulizia dei pavimenti, potrebbero evolversi fino a diventare robot multiuso, capaci di prepararvi il caffè la mattina o piegare il bucato. E la cosa straordinaria è che, grazie all’intelligenza artificiale, potrebbero imparare a svolgere queste mansioni senza che nessuno li abbia mai programmati per farlo.
Può sembrare allettante. Ma cosa accadrebbe se questi aspirapolvere intelligenti diventassero troppo potenti? La loro missione di creare un’utopia di pulizia immacolata potrebbe presentare più di un problema per i loro padroni umani “spargi-polvere”. Dopo tutto siamo noi, gli essere umani, a produrre tutta quella sporcizia. Dato che i Roomba non sono mai stati programmati, potrebbero ritenere che eliminare gli umani sia un ottimo modo per mantenere pulita la casa. Quindi pensateci due volte prima di comprare un Roomba gestito dall’intelligenza artificiale. I dibattiti sull’intelligenza artificiale generale sono pieni di questi scenari apocalittici.»
Evgeny Morozov, La vera minaccia dell’intelligenza artificiale.