A parlare è Davide Segre. Tiene il discorso all’osteria (“Barcollava sulle gambe, e dalla fronte gli colava un sudore febbroso”), poco tempo prima di trovare la morte per eccesso di stupefacenti, a cui ricorreva per sopire i suoi tormenti. Davide – intellettuale, ebreo benestante, anarchico, partigiano – è personaggio centrale ne “La Storia”, e quanto mai complesso, tanto da essere più volte ridefinito nel corso della stesura del romanzo.
«La natura è di tutti i viventi – si affannò di nuovo a spiegare, con la voce arrochita – era nata libera, aperta, e LORO l’hanno compressa e anchilosata per farsela entrare nelle loro tasche. Hanno trasformato il lavoro degli altri in titoli di borsa, e i campi della terra in rendite, e tutti i valori reali della vita umana, l’arte, l’amore, l’amicizia, in merci da comprare e intascare. I loro Stati sono delle banche di strozzinaggio, che investono il prezzo del lavoro e della coscienza altrui nei loro sporchi affari: fabbriche d’armi e di immondezza, intrallazzi rapine guerre omicide! Le loro fabbriche di beni sono dei lager maledetti di schiavi, a servizio dei loro profitti… Tutti i loro valori sono falsi, essi campano di surrogati… E gli Altri… Ma si può ancora credere in altri da contrapporre a LORO? Forse le LORO falsificazioni resteranno l’unico materiale della Storia futura. E qui forse il punto cruciale d’inversione senza rimedio, dove i calcolatori scientifici della Storia, anche i migliori, purtroppo, hanno sbagliato il conto (la prognosi infausta del Potere, si capisce, viene rimossa da chi, dentro il pugno chiuso della rivoluzione, nasconde la stessa piaga infetta del Potere, negandone la malignità)! Si diagnosticava il male borghese come sintomatico di una classe (e dunque, soppressa la classe, guarito il male)! mentre invece il male borghese è la degenerazione cruciale, eruttiva, dell’eterna piaga maligna che infetta la Storia… è un’epidemia de pestilensia… E la borghesia segue la tattica della terra bruciata. Prima di cedere il potere, avrà impestato tutta la terra, corrotto la coscienza totale fino al midollo. E così, per la felicità non c’è più speransa. Ogni rivoluzione è già persa!»
Elsa Morante, La Storia.