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LE CITAZIONI: Mishra. L’Umanità dopo Gaza

Pankaj Mishra

by Ernesto Scelza
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Foto by Save the Children

 

“Picasso svelò Guernica, con i suoi cavalli e i suoi uomini urlanti mentre venivano assassinati dal cielo, equivalgono all’effetto di una singola immagine di un padre che tiene in braccio il cadavere senza testa del suo bambino a Gaza” questa la sconvolgente considerazione che lo scrittore indiano Pankaj Mishra rende tra le prime righe del suo “Il mondo dopo Gaza”. E si interroga su come cambieranno il mondo e le coscienze soprattutto delle giovani generazioni dopo Gaza: “Molto è accaduto nel mondo negli ultimi anni: catastrofi naturali, crolli finanziari, terremoti politici e guerre di conquista e vendetta. Eppure nessun disastro è paragonabile a Gaza: niente ci ha lasciato con una sensazione così pesante di dolore intollerabile, sgomento e senso di colpa. Un’intera generazione di giovani occidentali è stata spinta verso la maturità morale dalle parole e dalle azioni (e inazioni) dei suoi rappresentanti più anziani in politica e nel giornalismo, ed è stata costretta a fare i conti, quasi da sola, con atti di ferocia supportati dalle democrazie più ricche e potenti del mondo”.

 

«La guerra prima o poi svanirà nel passato e il tempo forse appiattirà il suo cumulo di orrori. Però i segni della calamità rimarranno a Gaza per decenni: nei corpi feriti, nei bambini orfani, nelle macerie della città, nei senzatetto e nella pervasiva presenza e consapevolezza del lutto di massa. E coloro che da lontano hanno assistito impotenti all’uccisione e alla mutilazione di decine di migliaia di persone su una stretta striscia costiera, e hanno assistito anche agli applausi o all’indifferenza dei potenti, vivranno con una lacerazione interiore e un trauma che durerà per anni.

La disputa su come interpretare la violenza di Israele – legittima difesa, guerra giusta in un contesto territoriale difficile o pulizia etnica e crimini contro l’umanità – non sarà mai risolta. Non è difficile riconoscere, tuttavia, nella costellazione delle infrazioni morali e legali di Israele, i segni dell’atrocità estrema: la determinazione palese e sistematica dei leader israeliani a sradicare Gaza; l’approvazione implicita da parte di un’opinione pubblica che deplorava la punizione inadeguata da parte delle IDF, le Forze di difesa israeliane, a Gaza; l’identificazione delle vittime con un male insanabile; il fatto che la maggior parte delle vittime, molte delle quali donne e bambini, siano completamente innocenti; la portata della devastazione (…) il ritmo delle uccisioni (…) il rifiuto di concedere l’accesso a cibo e medicine (…)

Da decenni ormai la Shoah è la pietra di paragone del male perpetrato dall’umanità. La misura in base alla quale le persone la identificano come tale e si impegnano a fare tutto ciò che è in loro potere per combattere l’antisemitismo serve, in Occidente, come indicatore della loro civiltà. Ma molte coscienze vennero traviate o intorpidite negli anni in cui l’ebraismo europeo fu eliminato. Gran parte dell’Europa non ebrea si unì, spesso con zelo, all’assalto nazista agli ebrei, e persino la notizia del loro sterminio di massa fu accolta con scetticismo e indifferenza in Occidente, in particolare negli Stati Uniti (…) Nel frattempo, la Germania Ovest, ben lontana dall’essere denazificata, ricevette una facile assoluzione dalle potenze occidentali, e venne arruolata nella Guerra Fredda contro il comunismo sovietico.

Questi eventi, che hanno avuto luogo in epoche così vicine a noi, hanno minato l’assunto di base sia delle tradizioni religiose che dell’Illuminismo laico, ovvero che gli esseri umani hanno una natura fondamentalmente “morale”.»

Pankaj Mishra, Il mondo dopo Gaza.

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