Il filosofo Herbert Marcuse, l’esponente della “Scuola di Francoforte” costretto a lasciare la Germania per trasferirsi negli Stati Uniti all’avvento di Hitler, è stato uno degli interlocutori teorici e un riferimento dei movimenti giovanili di protesta degli anni Sessanta e Settanta. La realtà sociale dell’occidente capitalistico è caratterizzata da un tratto di continuità tra la Ragione delle società pre-tecnologiche e quella delle società tecnologiche. Tale continuità è definibile come il mantenimento dell’idea “del dominio dell’uomo sull’uomo” (Sergio Bellucci).
«Il progresso tecnico esteso a tutto un sistema di dominio e di coordinazione crea forme di vita e di potere che appaiono conciliare le forze che si oppongono al sistema, e sconfiggere o confutare ogni protesta formulata in nome delle prospettive storiche di libertà dalla fatica e dal dominio. La società contemporanea sembra capace di contenere il mutamento sociale, inteso come mutamento qualitativo che porterebbe a stabilire istituzioni essenzialmente diverse, imprimerebbe una nuova direzione al processo produttivo e introdurrebbe nuovi modi di esistenza per l’uomo. Questa capacità di contenere il mutamento sociale è forse il successo più caratteristico della società industriale avanzata (…).
Il fatto che la grande maggioranza della popolazione accetta ed è spinta ad accettare la società presente non rende questa meno irrazionale e meno riprovevole. La distinzione tra coscienza autentica e falsa coscienza, tra interesse reale e interesse immediato, conserva ancora un significato… Gli uomini debbono rendersene conto e trovare la via che porta dalla falsa coscienza alla coscienza autentica, dall’interesse immediato al loro interesse reale. Essi possono far questo solamente se avvertono il bisogno di mutare il loro modo di vita, di negare il positivo, di rifiutarlo. È precisamente questo bisogno che la società costituita si adopera a reprimere, nella misura in cui essa è capace di “distribuire dei beni” su scala sempre più ampia e di usare la conquista scientifica della natura per la conquista scientifica dell’uomo. Nella realtà sociale, nonostante tutti i mutamenti, il dominio dell’uomo sull’uomo rimane il continuum storico che congiunge la Ragione pretecnologica a quella tecnologica. La società che progetta e intraprende la trasformazione tecnologica della natura trasforma tuttavia la base del dominio, sostituendo gradualmente la dipendenza personale (dello schiavo dal padrone, del servo dal signore del feudo, del feudatario dal donatore del feudo) in dipendenza dall’“ordine oggettivo delle cose” (dalle leggi economiche, dal mercato, ecc.). Senza dubbio, l l’“ordine oggettivo delle cose” è esso stesso il risultato del dominio, ma ciò non diminuisce il fatto che il dominio genera al presente una più alta razionalità – quella di una società che sostiene la sua struttura gerarchica mentre sfrutta sempre più efficacemente le risorse naturali e mentali e distribuisce su scala sempre più ampia i benefici tratti da tale sfruttamento. I limiti di siffatta razionalità, e la sua forza sinistra, si mostrano nel progressivo asservimento dell’uomo da parte di un apparato produttivo che perpetua la lotta per resistenza e la dilata in una lotta internazionale totale che attenta alle vite di coloro che costruiscono ed usano l’apparato stesso.
A questo punto diventa chiaro che ci dev’essere qualcosa di sbagliato nella razionalità del sistema. Ciò che è sbagliato è la maniera in cui gli uomini hanno organizzato il loro lavoro in società.»
Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione.