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LE CITAZIONI: Mancuso, voglia di perdersi

by Ernesto Scelza
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Il filosofo-teologo Vito Mancuso legge i segnali che fanno temere un allarmante ritorno alla cultura e ai comportamenti che caratterizzano storicamente il fascismo.

«Non sono pochi i segnali che mostrano il desiderio di fascismo che attraversa i nostri giorni: lo spregio della cultura e degli intellettuali; lo spregio ancora più rabbioso della bontà e dei miti; la volontà di potenza praticata come volontà di prepotenza; l’estetica della trasgressione; l’irrisione delle istituzioni; l’ideale volgare del maschio alfa (che avvince anche non poche donne); il desiderio del pericolo e di tutto ciò che è estremo e smodato; la violenza gratuita contro deboli e animali; la volgarità e la cattiveria del linguaggio. Riaffiora quella accozzaglia di assurdità e di malessere che fu il Manifesto del futurismo, scritto a Milano nel 1909 e nel quale si leggono affermazioni come le seguenti: “1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità. (…) 3. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno. (…) 7. Non v’è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. (…) 9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna. 10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria”.

Un numero crescente di persone, tra cui non pochi intellettuali organici al nuovo potere, si sente fremere al suono di queste dichiarazioni e immagino si esalti a metterle in pratica in prima persona. Ovunque imperversa uno stile che è l’opposto della mitezza, tanto elogiata da Norberto Bobbio in uno dei suoi saggi più belli, visto che persino tra i filosofi è diffusa la pratica sistematica della collera, di quel parlare rabbioso di chi sa che, alzando la voce nei dibattiti, soprattutto se televisivi, e interrompendo e persino insultando l’avversario, egli avrà emotivamente ragione perché si dimostrerà più forte, e la gente soprattutto oggi quando è sempre meno dêmos e sempre più óchlos (=massa) adora i più forti, non i più giusti. Anche da questo si comprende che oggi il fascismo ritorna.»

Vito Mancuso, Non ti manchi mai la gioia.