Fra una sola generazione la Terra conterà due miliardi e mezzo di persone in più. Il problema è che si tratterà di una crescita assai disuguale: mentre la popolazione dei paesi ricchi rimarrà quasi stazionaria e invecchierà, quella dei paesi poveri raddoppierà o triplicherà addirittura nelle aree più deprivate, come quelle dell’Africa subsahariana, con una forte prevalenza delle generazioni più giovani.
«In diecimila anni di storia il pianeta si è ristretto di mille volte. Siamo mille volte più numerosi, mille volte più poveri di spazio, mille volte più veloci nel percorrerlo e cento volte più ingordi di energia. E questo in un mondo profondamente disuguale dal punto di vista demografico ed economico. (…) Vale la pena riflettere sul significato di questo cambiamento. In primo luogo, si sta diffondendo la percezione che alcuni limiti siano stati toccati, o si avvicinino, o siano diventati visibili. Più della metà del globo è oramai antropizzato, direttamente o indirettamente; la velocità delle comunicazioni ha enormemente accorciato le distanze; i costi relativi dello spostamento degli umani, delle merci che essi producono, delle parole che scrivono o dicono sono diminuiti.
Affollamento significa anche intensificazione dei contatti tra le persone, e restringimento degli spazi vuoti. I limiti fisici del pianeta sono oramai visibili e continuano a essere, di fatto, invalicabili. Un aspetto interessante è costituito, nei paesi ricchi, dalla frenata e in alcuni casi dall’arresto e dall’inversione della crescita delle grandi megalopoli, che rischiano di accasciarsi sotto il loro stesso peso demografico. Qualche riflessione può anche farsi sul fatto che molti dei paesi con demografia debole o declinante hanno anche una densità molto alta (Giappone, Cina, Corea del Sud, Germania, Italia). Naturalmente esistono controprove interessanti (la Russia, per esempio), ma stiamo parlando di fenomeni sociali, che non sono governati da leggi meccaniche.
Esistono poi altri limiti di natura più propriamente demografica. C’è sicuramente un limite alla durata della vita umana, verso il quale ci stiamo avviando, a giudicare dal rallentamento dell’estensione della longevità. Abbiamo avvicinato il limite minimo della bassa fecondità, che in alcuni paesi è prossimo a un figlio per donna, minimo empirico della riproduttività nelle società avanzate. Si rafforzano i limiti posti dalle politiche migratorie ai flussi internazionali, che in un crescente numero di casi si sostanziano in barriere fisiche invalicabili.
Pessimisti e ottimisti troveranno, nel pianeta sempre più stretto e affollato, materia per rafforzare le loro convinzioni. I primi possono temere l’inasprirsi della competizione e dei conflitti o il sorgere di nuove barriere e di nuovi isolamenti. I secondi confidano che l’intensificarsi delle relazioni umane, sia quelle dirette in conseguenza delle migrazioni e della mobilità, sia quelle mediate dalle comunicazioni sempre più fitte e integrate, porti a quella sorta di quarta globalizzazione. Una globalizzazione economica, ma anche umana e sociale, con effetti positivi sulle relazioni globali. Mi piace pensare che il mondo possa avviarsi in questa direzione.»
Massimo Livi Bacci, Il pianeta stretto.