«Che la città sia una famiglia è cosa assodata. Bisognerebbe tuttavia determinare in quale momento questa famiglia manifesti la propria essenza nel modo più compiuto: nell’istante in cui l’odio si trasforma in riconciliazione o in quello della lotta accanita che mette i parenti contro i parenti. La “famiglia” è latente nella città — e l’asprezza della “stasis” la porta semplicemente alla luce? Oppure, nella dimensione familiare della città, bisogna vedere un modello (un ideale, forse un sogno) concepito per porre rimedio a quella malattia che è la guerra civile? (…) Dobbiamo provare a pensare, con i greci, la guerra nella famiglia. Affermare che la città è una stirpe: la guerra civile sarà allora l’elemento che la rivela. Fare della città un “oikos” all’orizzonte della guerra civile si profilerà allora una festa di riconciliazione. Ammettere infine che la tensione tra queste due operazioni non è di quelle che si risolvono.»
Nicole Leroux, La città divisa.