“Non si è mai mentito come al giorno d’oggi. E neppure si è mai mentito in modo così sfrontato, sistematico e continuo”. Con questa frase, scritta nel 1943 e più che mai attuale, il grande filosofo francese di origine russa Alexandre Koyré inaugura il suo saggio sulla menzogna politica. “Ogni autoritarismo, ogni regime dittatoriale si basa sull’atto del mentire”: è il nucleo del lavoro di Koyré. E tale atto ha unico scopo: il controllo assoluto delle masse. “I regimi totalitari, fondando il loro potere su un vero e proprio ‘primato della menzogna’, giungono a edificare un ordine sociale che, approvando il loro operato, ne garantisce la stabilità e l’egemonia”. “I regimi totalitari sono fondati sul primato della menzogna”: è la conclusione dello scritto.
«Non c’è dubbio che l’uomo si distingua dagli altri esseri grazie alla parola, che quest’ultima implichi la possibilità della menzogna e che il mentire, molto più che il ridere, sia essenziale per l’uomo. Allo stesso modo è certo che la menzogna politica sia propria di tutti i tempi, che le regole e la tecnica di ciò che finora si chiamava “demagogia” e oggi è detta “propaganda” siano state sistematizzate e codificate migliaia d’anni fa (…).
Ribadiamo… che non si è mai mentito come al giorno d’oggi e che non si è mai mentito così massicciamente e così totalmente come si fa nell’epoca presente (…). Infatti, giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, dei cumuli di menzogne si riversano sul mondo. I discorsi, gli scritti, i giornali, la radio… tutto il progresso tecnico è posto al servizio della menzogna. L’uomo moderno – ancora una volta, è all’uomo totalitario che pensiamo – è immerso nella menzogna, respira la menzogna, è sottomesso alla menzogna ogni istante della sua vita (…).
La menzogna moderna – ecco la sua caratteristica peculiare – è fabbricata in serie e si rivolge alla massa. Ora, qualunque produzione di massa, qualunque produzione – in primo luogo intellettuale – destinata alla massa, è obbligata ad abbassare i propri standard. Così, se nulla è più raffinato della propaganda moderna, nulla è più grossolano del contenuto delle sue asserzioni, che rivelano un disprezzo assoluto e totale della verità. E addirittura della mera verosimiglianza. Disprezzo che è uguagliato solo da quello – che esso implica – per le facoltà mentali di coloro a cui essa si rivolge.
Ci si potrebbe anche chiedere – e lo si è fatto effettivamente – se sia ancora legittimo parlare qui di “menzogna”. Infatti, la nozione di “menzogna” presuppone quella di sincerità, di cui è l’opposto e la negazione, così come la nozione di falso presuppone quella di vero. Ora, le filosofie ufficiali dei regimi totalitari proclamano unanimemente che la concezione della verità oggettiva, valida per tutti, non ha alcun senso; e che il criterio della “Verità” non è il suo valore universale, ma la sua conformità allo spirito della razza, della nazione o della classe, la sua utilità razziale, nazionale o sociale. Proseguendo e spingendo agli estremi le teorie biologiste, pragmatiste, attiviste della verità… le filosofie ufficiali dei regimi totalitari negano il valore proprio del pensiero che, secondo loro, non è una luce, ma un’arma; il suo scopo, la sua funzione, affermano, non è di rivelarci la realtà, ossia ciò che è, ma di aiutarci a modificarla, a trasformarla guidandoci verso ciò che non è (…). Anche nelle loro pubblicazioni (persino in quelle che presentano come scientifiche), nei loro discorsi e, beninteso, nella loro propaganda, i rappresentanti dei regimi totalitari si curano ben poco della verità oggettiva.»
Alexandre Koyré, Sulla menzogna politica (Trad. Claudio Tarditi).