Un paio di anni prima di lasciarci, il politologo Henry Kissinger, un artefice della “vittoria” della potenza nordamericana nella “guerra fredda” contro l’Unione Sovietica, ci consegna una disincantata riflessione sul futuro delle relazioni internazionali: “Un ordine mondiale veramente globale… non è mai esistito nella storia”. “L’attuale sistema unipolare a guida statunitense… sembra avviato verso un inarrestabile declino”. E in conclusione cita Eraclito, svelando la sua visione del mondo e la sua concezione di ‘equilibrio’: “l’ordine del mondo aveva la natura del fuoco, che di misura si accende e di misura si spegne mentre la guerra ‘il Padre e Re di tutte le cose’ genera il cambiamento nel mondo. Ma ‘l’unità delle cose giace sotto la superficie; dipende da una reazione equilibrata tra opposti’. La meta della nostra epoca deve raggiungere tale equilibrio, tenendo al contempo a freno i mastini della guerra. E dobbiamo farlo nel bel mezzo della corrente impetuosa della storia”.
«Un ordine mondiale veramente globale non è mai esistito. Quello che ai giorni nostri passa per ordine è stato escogitato nell’Europa occidentale poco meno di quattro secoli fa, in una conferenza di pace svoltasi nella regione tedesca della Vestfalia, senza che vi partecipassero, e anzi senza che ne fossero neppure al corrente, la maggior parte degli altri continenti e delle altre civiltà. Un secolo di conflitti settari e di disordine politico in tutta l’Europa centrale era culminato nella guerra dei Trent’anni (1618-1648): una conflagrazione in cui controversie politiche e religiose si mescolarono, in cui i combattenti ricorsero alla “guerra totale” contro i centri abitati, e quasi un quarto della popolazione dell’Europa centrale morì in battaglia, di malattia o di fame. Stremati, i belligeranti si riunirono per definire una serie di accordi che ponessero termine alla carneficina. L’unità religiosa si era infranta con la sopravvivenza e la diffusione del protestantesimo; la diversità politica era inevitabile, dato il numero di unità politiche autonome che avevano combattuto senza che nessuna prevalesse (…).
I negoziatori del XVII secolo che tesserono la Pace di Vestfalia non pensavano con ciò di gettare le fondamenta di un sistema applicabile su scala globale. Non fecero alcun tentativo di associarvi la vicina Russia, che giusto allora stava riconsolidando il proprio ordine, dopo il terribile “Periodo dei torbidi”, con l’adozione di principi chiaramente in contrasto con l’equilibrio sancito in Vestfalia: un unico sovrano assoluto, un’ortodossia religiosa unitaria e un programma di espansione territoriale in tutte le direzioni (…).
All’estremo opposto del continente eurasiatico rispetto all’Europa, la Cina aveva un concetto gerarchico e teoricamente universale di ordine, di cui essa stessa costituiva il centro. Questo sistema aveva funzionato per millenni, basandosi non sull’uguaglianza sovrana degli Stati ma sulla presunta illimitatezza dell’estensione del potere dell’imperatore. In questa concezione, la sovranità nel senso europeo non esisteva, perché l’imperatore dominava su “tutto ciò che sta sotto il Cielo” (…).
Nel frattempo, al di là dell’Atlantico, nel “Nuovo Mondo” si gettavano le basi di una diversa visione dell’ordine mondiale. Mentre in Europa infuriavano i conflitti politici e settari seicenteschi, i coloni puritani erano impegnati a riscattare il piano di Dio con una “missione nella landa selvaggia” che li avrebbe liberati dall’adesione alle strutture costituite (e, a loro avviso, corrotte) dell’autorità. Là essi avrebbero costruito… una “città sulla collina”, destinata a ispirare il mondo con la giustezza dei suoi valori e la forza del suo esempio (…).
Di tutte queste idee di ordine, sono i principi della Pace di Vestfalia a costituire ai nostri giorni l’unica base generalmente accettata di quel tanto che esiste di ordine mondiale. Il sistema vestfaliano si diffuse in tutto il mondo come cornice di un ordine internazionale basato sugli Stati, che abbracciava molteplici civiltà e regioni perché i paesi europei, nella loro espansione mondiale, portavano con sé lo schema del loro ordine internazionale.»
Henry A. Kissinger, Ordine mondiale.