L’articolo di Gobetti apparve su “La Rivoluzione Liberale” il 13 maggio 1924, tra le elezioni dell’aprile e il rapimento e l’uccisione di Giacomo Matteotti del giugno, ed è una risposta alle tesi esposte da Eugenio Rignano, socialista liberale, che coltivava l’illusione di una evoluzione ‘democratica’ del fascismo mussoliniano.
«Il fascismo ha vinte le democrazie senza combatterle. Non si può dare più grave insulto per le democrazie italiane di una certa terminologia prevalsa in questi anni la quale enumera e classifica democratici filofascisti, fascisti democratici. Che non si avverta nell’aria una repugnauza per tali accoppiamenti sembra significare la legittimità di una inesorabile bocciatura: la democrazia italiana non ha avuto uomini che studiassero sul serio.
La democrazia italiana, come ha sopportato Giolitti, sopporterebbe Mussolini e persino un governo dello Stato Maggiore. Combatte il fascismo per difendere la sua vecchia politica dei blocchi; per difendersi la possibilità di un accordo col governo mussoliniano. Intorno a questa nostra tesi vi fu grave scandalo: ma il fatto stesso che le pregiudiziali dei democratici si limitino alla libertà e alla milizia nazionale prova che si è disposti in certi limiti di spazio e di tempo a transigere.
Sembra democratico addomesticare il fascismo. La prima tattica fu di contrapporre i revisionisti ai ras, i mussoliniani ai fascisti. Ora si scopre che il fascismo dovrebbe essere prigioniero della sua maggioranza, della sua legalità.
L’ingegnere Rignano ha scritto un libro per indicare il nuovo programma che è tutto nel motto: “Democrazia e fascismo”. Ecco un libro che sarà popolare. L’autore rivolge ai fascisti una sua garbata lezioncina: chissà che invece dei figli svagati non ascoltino i padri illusi. Il buon senso dell’ingegner Rignano è così lucido, la sua obbiettività così distinta e contenta di sé, la sua cultura internazionale così pacata e convincente, che questa pedagogia democratica riuscirà gradita agli italiani addomesticati. In fondo al cuore gli italiani sono tutti, come lui, fascisti e democratici. Il fascismo c’è: valorizziamolo, temperiamone l’irrequietezza mandando deputati fascisti in parlamento. Così le rivoluzioni si legalizzano; i fascisti diventano democratici.
Gli italiani hanno già accettato queste conclusioni come una risorsa per la loro cortigianeria innata (…).
Il Rignano esalta i vantaggi della libertà, per cui gli interessi si fanno valere, gli errori si correggono colla critica reciproca, la personalità acquista dignità, si eleva il tenore della vita sociale. Ma quando si tratta del dilemma tra libertà e solidarietà le sue nostalgie sono per il vecchio regime. La libertà è sacrificata all’autorità e all’ordine. Positivista gentiliano!
La democrazia italiana non è mai riuscita a superare questa difficoltà: l’impreparazione ha sempre favorito i pregiudizi del conservatore e del moderato che sonnecchiavano sotto il democratico. Ma non c’è vero democratico finché perdura questa paura dell’anarchia, questa pigrizia contro le soluzioni estreme.
Per vincere l’ossessione dell’anarchia bisogna accettare il culto della lotta di classe. Invece i democratici italiani hanno giurato a Marx l’odio più implacabile. Concepiscono la società come armonia, non come contrasto. (…) Il senso della solidarietà sociale non può venire che dall’esercizio dei diritti individuali che si limitano naturalmente mentre si incontrano. Chi predica la solidarietà in astratto é maturo per diventare servo di Corte: non esiste un ordine dato, quasi biologicamente, ma esiste l’ordine come autonomia e la sola educazione possibile è l’esercizio di intransigenza, la partecipazione attiva alla vita politica.
La democrazia nascerà in Italia come conseguenza della maturazione capitalistica e della lotta dei partiti politici. Oggi possono lavorare per prepararla i partiti che combattono senza tregua il fascismo per
seppellirlo.»
Piero Gobetti, Democrazia.