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LE CITAZIONI: Freud, l’animalità dell’uomo

by Ernesta Scelza
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Nel 1916 scrive per la Rivista “Nyugat” dell’amico Hugo Ignotus questo articolo diviso in due parti, nella prima tratta del pensiero psicoanalitico e nella seconda tratta delle tre “ferite narcisistiche” che la scienza ha procurato a ogni singolo della umanità: la terra e quindi l’uomo non sono immobili al centro dell’universo; l’uomo parte come un qualunque animale senza presupposti di privilegi; e infine la più gravida di conseguenze, quella psicologica, per cui l’Io non è padrone in casa propria.

«L’uomo, nel corso della sua evoluzione civile, si eresse a signore delle altre creature del mondo animale. Non contento di un tale predominio, cominciò a porre un abisso fra il loro e il proprio essere. Disconobbe ad esse la ragione e si attribuì un’anima immortale, appellandosi a un’alta origine divina che gli consentiva di spezzare i suoi legami con il mondo animale”. È curioso come questa presunzione sia estranea tanto al bambino piccolo, quanto al selvaggio e all’uomo delle origini. Essa è il risultato di un ulteriore sviluppo delle pretese umane. Il primitivo, nello stadio del totemismo, non trova difficoltà a far derivare la propria stirpe da un proprio progenitore appartenente al regno animale. Il mito in cui si trovano i residui di questa antica forma di pensiero, fa assumere agli dèi aspetti animali, e l’arte delle origini rappresenta gli dèi con teste di bestie. Il bambino non coglie alcuna differenza tra l’essere proprio e quello degli animali, e non si meraviglia che nelle favole le bestie pensino e parlino; sposta un affetto d’angoscia, che si riferisce al padre umano su un cane o su un cavallo, e ciò senza il proposito di denigrare il padre. Soltanto quando sarà cresciuto si sentirà così estraniato dagli animali da poter usare i loro nomi per ingiuriare gli uomini.

Sappiamo che le ricerche di Charles Darwin e dei suoi collaboratori e predecessori hanno posto fine, poco più di mezzo secolo fa, a questa presunzione dell’uomo. L’uomo nulla di più è, e nulla di meglio, dell’animale; proviene egli stesso dalla serie animale ed è imparentato a qualche specie animale di più e a qualche altra di meno. Le sue successive acquisizioni non consentono di cancellare le testimonianze di una parità che è data tanto nella sua struttura corporea, quanto nella sua disposizione fisica.»

Sigmund Freud, Una difficoltà della psicoanalisi.