Con alle spalle gli orrori e le conseguenze devastanti della “Grande guerra” e di fronte alla irrefrenabile corsa verso un nuovo conflitto in un crescendo di violenza irrazionale, Freud scrive nell’estate-autunno del 1929 “Il disagio della civiltà”, in cui discute del senso del comandamento biblico “amerai il prossimo tuo come te stesso”.
«… si preferisce negare che l’uomo non è un essere mite, bisognoso d’amore, che tutt’al più, se aggredito, sa anche difendersi, ma un essere che può annoverare nel suo corredo pulsionale anche una potente aggressività. Conseguentemente il prossimo è per lui non soltanto uno che può aiutarlo o diventare un oggetto sessuale, ma anche una tentazione a sfogare su di lui la sua aggressività, a sfruttare la sua capacità di lavoro senza compensarlo, a usarlo sessualmente senza il suo consenso, a immettersi nel possesso dei suoi averi, a umiliarlo, farlo soffrire, torturarlo, ucciderlo. “Homo homini lupus”: chi ha il coraggio di contestare questa affermazione dopo tutte le esperienze della vita e della storia? Di regola questa crudele aggressività aspetta una provocazione o si mette al servizio di un altro disegno il cui scopo si potrebbe conseguire anche con mezzi più blandi. In circostanze propizie, quando le forze psichiche contrarie che normalmente la inibiscono cessano di operare, essa si manifesta anche spontaneamente, rivelando nell’uomo una bestia selvaggia che non si preoccupa di risparmiare la propria specie. Chiunque rievochi nel suo ricordo le atrocità delle invasioni barbariche, delle invasioni degli Unni o dei cosiddetti Mongoli sotto Gengis Khan e Tamerlano, del sacco di Gerusalemme ad opera dei crociati, anzi gli orrori stessi dell’ultima guerra mondiale, dovrà umilmente inchinarsi alla verità di queste nostre affermazioni.
L’esistenza di questa aggressività, che possiamo constatare in noi stessi e a ragione presupporre nell’altro, è il fattore di disturbo dei nostri rapporti col prossimo e costringe la civiltà a un grande dispendio di forze. A causa di questa ostilità primaria degli uomini tra loro la società civile è costantemente minacciata di rovina.»
Sigmund Freud, Il disagio della civiltà.