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LE CITAZIONI: Foa, Israele, il dolore di tutti

by Ernesto Scelza
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La storica Anna Foa, in un libro coraggioso e illuminante, si interroga sul futuro di Israele e su quanto sia diverso il sionismo di oggi da quello delle origini: “Queste pagine contengono le riflessioni di un’ebrea della diaspora di fronte a quanto sta succedendo in Israele e in Palestina. Esse nascono dal dolore per l’eccidio del 7 ottobre e per quello per i morti e le distruzioni della guerra di Gaza. È lo stesso dolore per gli uni e per gli altri”.

 

«Ormai molti anni fa uno dei maggiori scrittori della scorsa generazione, Amos Oz, scrisse pagine illuminanti “contro il fanatismo”. Protagonisti ne erano quei fanatici che credono di essere gli eletti di Dio in terra a ricostruire la grande Israele. I coloni religiosi vivono nelle colonie da loro stessi create nella West Bank (Cisgiordania, ndr), dove abitano anche i ministri Ben Gvir e Smotrich. Sono ormai molto presenti nell’esercito e si distinguono per il loro odio contro gli arabi. I loro insediamenti sono protetti da civili da loro stessi armati e dall’esercito, che li rifornisce di armi.

La loro ala più rigidamente messianica vorrebbe anche ricostruire il Terzo Tempio (il secondo è quello distrutto nel 70 d.C.), un progetto che implica evidentemente la distruzione delle moschee esistenti sulla spianata del Tempio, un settore regolato da una serie di accordi fra Israele e Giordania che prevede che i musulmani possano recarvisi a pregare, i non musulmani a visitarlo, accordi mai accettati dai sionisti religiosi (…). Recentemente, alcuni membri di una setta ebraica vestiti come gli antichi sacerdoti del Tempio sono stati fermati dalla polizia israeliana mentre vi salivano trascinando un capretto per sacrificarlo sulla spianata. Non si tratta solo della follia di alcuni fanatici: a Gerusalemme esiste un istituto, il Temple Institute, che lavora proprio alla ricostruzione del Tempio, ispirandosi ai testi sacri e giungendo fino a tentare di ricreare la vacca rossa che secondo il libro dei Numeri precederebbe l’era messianica e l’apparizione miracolosa del Terzo Tempio. Potremmo sorriderne se non ci ricordassimo che l’operazione del 7 ottobre ha avuto come prima motivazione da parte di Hamas.. la salvaguardia delle moschee della spianata del Tempio.

Non tutti i sionisti religiosi vogliono ricostruire il Tempio e non tutti vivono nella West Bank, ma tutti si ispirano alla parola di Dio e ai testi sacri nella loro attività politica. I loro insediamenti nella West Bank sono certo anche dovuti a motivi più pratici, i costi, ma fanno soprattutto parte di un’ideologia che prevede la ricostruzione dell’Israele biblica.

Non era certo questa l’ideologia del sionismo delle origini e nemmeno quella della fondazione dello Stato.

Ma che cosa vuol dire sionismo oggi, a oltre settantacinque anni dal raggiungimento del suo obiettivo, la creazione dello Stato ebraico? Dobbiamo richiamarci al dibattito in Israele, dove si discute molto su questi punti… Cosa intendiamo oggi per sionismo e qual è il suo rapporto con il sionismo del passato, o meglio con i vari e diversi aspetti del sionismo nel passato? Non è ormai giunto il momento di guardare a costruire una società civile democratica, di cittadini liberi e uguali nelle loro diversità? E come può uno Stato ebraico, necessariamente fondato sulla supremazia degli ebrei sugli altri cittadini, garantirla? È questa una contraddizione di fondo tra Stato ebraico e Stato democratico, che si perpetua dall’inizio e che è ora necessario sciogliere se si vuole uscire da questa situazione di guerra, ma anche dallo stallo che ha preceduto la guerra.»

Anna Foa, Il suicidio di Israele.