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LE CITAZIONI: Fallaci. In guerra non spari garofani

E uccidi innocenti

by Ernesto Scelza
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Oriana Fallaci è stata figura controversa nel panorama politico e culturale italiano, ma le sue cronache dai fronti di guerra, la sua scrittura tagliente, ci hanno toccano e ci toccano nel profondo. Nell’introduzione a questi testi, raccolti postumi sotto il titolo di “La vita è una guerra ripetuta ogni giorno”, si richiama l’espressione che “In guerra non spari garofani. Spari pallottole, bombe, e uccidi innocenti”. Del resto l’odio di Oriana contro la guerra nasce presto. Quando, bambina, correva sotto le bombe della seconda guerra mondiale. Il brano proposto è tratto da “Un uomo”, il racconto della vita di Alekos Panagulis, oppositore del regime fascista dei colonnelli in Grecia. La giornalista lo affianca e ne condivide la lotta da “poeta ribelle, eroe solitario”.

 

«La libertà vera, la libertà pura, esiste soltanto nel sogno. La libertà è un sogno. Per rincorrere quel sogno, catturarne almeno l’ombra, materializzarne almeno il riflesso, ci si batte e ci si strazia e si muore. Però guai a non rincorrerlo, guai a stancarsene, a rinunciarvi pensando che è vano inseguire ciò che non esiste. Senza questo sogno perfino l’intelligenza si estingue, e la capacità di creare, di distinguere il buono dal cattivo, il bello dal brutto. E la parola “dignità” perde ogni significato, la vita si riduce a un processo fisico logico affine a sé stesso: mangiare bere dormire procreare morire. Si nasce schiavi, d’accordo. Ma non so immaginare nulla di più stupido, di più squallido, di più tragico d’uno schiavo che si rassegna ad essere schiavo perché nacque schiavo.

Tutte le bandiere, anche le più nobili, le più pure, sono sozze di sangue e di merda. Quando guardi i vessilli gloriosi, esposti nei musei, nelle chiese, venerati come cimeli dinanzi a cui inginocchiarsi in nome degli ideali, dei sogni, non farti illusioni: quelle macchie brunastre non sono tracce di ruggine, sono residui di sangue, residui di merda, e più spesso merda che sangue. La merda dei vinti, la merda dei vincitori, la merda dei buoni, la merda dei cattivi, la merda degli eroi, la merda dell’uomo che è fatto di sangue e di merda. Dove c’è l’uno purtroppo c’è l’altra, l’uno ha bisogno dell’altra. Naturalmente molto dipende dalla misura del sangue versato, della merda schizzata: se il primo supera la seconda, si cantano inni e si innalzano monumenti; se la seconda supera il primo si grida allo scandalo e si celebrano riti propiziatori. Ma stabilire la proporzione è impossibile, visto che il sangue e la merda col tempo assumono un uguale colore. E poi, in apparenza, la maggior parte delle bandiere sono pulitissime: per conoscere la verità dovremmo interrogare i morti ammazzati in nome degli ideali, dei sogni, della pace, le creature ingiuriate, oltraggiate, imbrogliate col pretesto di rendere il mondo più bello, su tali testimonianze comporre una statistica delle infamie, delle barbarie, delle sporcizie vendute come virtù, clemenza, purezza. Non esiste impresa, nella storia dell’uomo, che non sia costata un prezzo di sangue e di merda. Alla guerra, sia che tu combatta dalla parte cosiddetta giusta (giusta per chi?) sia che tu combatta dalla parte cosiddetta sbagliata (sbagliata per chi?) non spari garofani. Spari pallottole, bombe, e uccidi innocenti.»

Oriana Fallaci, Tutte le bandiere, anche le più nobili, le più pure, sono sozze di sangue e di merda.

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