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LE CITAZIONI: Erodoto, uomini e animali

by Ernesto Scelza
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“L’uomo deve aver sentito più a lungo la propria somiglianza con gli altri animali che la propria diversità. Erodoto distingue ancora greci ed egiziani… Il confine indistinto fra umani e non umani è tuttavia la gloria di Erodoto”, (Adriano Sofri, “Il nodo e il chiodo”).

«Gli Egiziani sono stati anche i primi a osservare religiosamente il divieto di accoppiarsi con donne all’interno dei santuari e di entrarvi dopo un accoppiamento senza essersi lavati. Quasi tutti gli uomini, tranne gli Egiziani e i Greci, hanno rapporti sessuali nei santuari o vi entrano dopo un rapporto senza essersi lavati, ritenendo che gli uomini siano come le altre bestie: infatti, dicono, si vedono tutti gli animali e tutte le specie di uccelli accoppiarsi nei templi degli dei e nei recinti sacri: se questo non fosse gradito alla divinità, neppure le bestie lo farebbero. Adducendo simili giustificazioni, adottano un comportamento che a me non piace affatto.

Gli Egiziani, invece, rispettano scrupolosamente le prescrizioni religiose e in particolare le seguenti. L’Egitto, pur confinando con la Libia, non è molto ricco di animali: ma quelli che vi sono, vengono tutti ritenuti sacri, sia quelli domestici sia quelli selvatici. Se spiegassi per quali motivi le bestie sono considerate sacre, verrei a parlare di questioni divine, che io evito il più possibile di trattare: e se le ho sfiorate, l’ho fatto per necessità. Per quanto riguarda gli animali vige questa norma: Egiziani di entrambi i sessi vengono incaricati di provvedere al nutrimento di ciascuna specie separatamente; tale onore si trasmette di padre in figlio. Gli abitanti delle città, ciascuno per conto proprio, quando fanno voti al dio a cui è sacro quel determinato animale compiono i seguenti riti: radono la testa ai loro figli, o tutta intera o a metà o per un terzo, e poi pesano i capelli su una bilancia usando dell’argento come contrappeso; l’argento che bilancia il peso dei capelli tagliati lo donano alla custode degli animali: essa, in cambio, taglia a pezzi dei pesci e li dà da mangiare alle bestie. Così è prescritto che vengano nutrite. Se qualcuno uccide uno di questi animali, se lo ha fatto volontariamente viene punito con la morte, se involontariamente paga una multa stabilita dai sacerdoti. Ma chi uccide un ibis o uno sparviero, sia volontariamente che involontariamente, deve morire comunque.»

Erodoto, Le storie (II, 64-65). (Traduzione di Fiorenza Bevilacqua).