“La bustina di minerva” è stata una rubrica culturale e ironica curata da Umberto Eco, pubblicata dal 1985 al 2016 sull’ultima pagina del settimanale l’Espresso. In questa “bustina” del 1991, Eco riflette sulle conseguenze indotte dalla Guerra del Golfo (la “Prima”, ndr) sullo stesso concetto di “guerra” ereditato dalla tradizione dell’Occidente: “Se mi avessero chiesto un mese fa quale forma di giusta reazione violenta avrebbe potuto sostituire la guerra guerreggiata nel caso Saddam, avrei risposto: un contenimento freddo molto serio, anche spietato… Ma questo è il senno di poi.”
«Posto che la violenza sia male, esistono casi in cui una reazione violenta è giustificabile? Si noti bene che giustificabile non significa giusto e buono: c’è qualcosa di biologicamente ingiusto nel tagliare una gamba, ma in caso di cancrena diventa giustificabile. Anche i sostenitori della non-violenza in genere ritengono che ci siano violenze giustificabili: persino Gesù, di fronte allo scandalo dei mercanti del tempio, ha reagito in modo alquanto brusco. (…) Il problema nasce di fronte alla parola “guerra”. Essa è una di quelle parole come “atomo”: la usava la filosofia greca e la usa la fisica contemporanea, ma ha due significati diversi; un tempo era un corpuscolo indivisibile e oggi è un insieme di particelle. Chi volesse leggere Democrito in termini di fisica nucleare, o viceversa, non capirebbe nulla. Ora, tranne il fatto che in entrambi i casi sono morte delle persone, c’è assai poco in comune tra le guerre puniche e la seconda guerra mondiale. E verso la metà di questo secolo si è delineato un fenomeno “guerra” che, per estensione territoriale, risultati, possibilità di controllo, riverbero su popolazioni viventi in altre parti del mondo, ha assai poco in comune con le campagne napoleoniche. In breve, se in passato la giustificabile reazione violenta contro un prevaricatore poteva assumere la forma della guerra guerreggiata, oggi è possibile che la guerra guerreggiata sia una forma di violenza che non serve a contenere il prevaricatore, ma anzi lo avvantaggia.
Negli ultimi quarantacinque anni (dal 1991, ndr) abbiamo assistito a un’altra forma del contenimento violento del prevaricatore presunto che era la guerra fredda. Terribile, cattiva, piena di violenza minacciata o espressa localmente, essa partiva dal concetto che la guerra guerreggiata non sarebbe stata di alcun vantaggio per i “buoni”. La guerra fredda è stata il primo esempio di come il mondo si fosse accorto che il concetto di “guerra” era cambiato, e che una guerra moderna non ha più nulla a che fare con i conflitti classici, i quali vedevano alla fine i vinti da una parte e i vincitori dall’altra.»
Umberto Eco, La guerra, la violenza e la giustizia.