Si apre con un interrogativo la prima opera (81-80 a.C.) che il ventenne Cicerone dedica alla retorica. Riflette sul suo valore politico mentre si profila la crisi della repubblica: non può prescindere dalla sapienza ed è l’arma degli onesti.
«Ho riflettuto spesso, e a fondo, sopra questo problema: è maggiore il bene o il male che hanno arrecato a uomini e società l’abilità di parola e l’altissimo impegno profuso nell’eloquenza? In effetti, quando vedo la crisi della nostra repubblica, quando con la mente faccio la rassegna delle disgrazie che in passato hanno colpito le nazioni più importanti, constato che non piccola è la parte di rovina procurata dagli uomini più bravi a usare le parole. Ma se decido di richiamare, attraverso le testimonianze letterarie, eventi che per la loro antichità sono ormai lontani dal nostro ricordo, mi accorgo che la fondazione di tante città, la fine di innumerevoli guerre, la nascita di solidissime alleanze e sacri vincoli di amicizia si devono all’uso non solo della ragione, ma anche e soprattutto della parola. E, dopo lunghe riflessioni, proprio la ragione mi induce a questo preciso pensiero: io ritengo che una saggezza priva di eloquenza giovi poco alla società; ma una eloquenza priva di saggezza nella maggior parte dei casi è sin troppo dannosa; in nessun caso giova. Per tale motivo, l’uomo che si impegna unicamente a esercitare la sua parola, e lascia perdere la cura giusta e nobile dei principi morali, crescerà come cittadino inutile a se stesso e dannoso per lo Stato. Chi invece si procura quelle armi della parola che lo mettano in condizione non di fare la guerra al bene dello Stato ma di schierarsi in sua difesa, a me pare che diverrà un uomo assai utile all’interesse suo e di tutti e un cittadino veramente leale. (…) Una volta fondate le città, gli uomini impararono il rispetto della lealtà e la difesa della giustizia, si abituarono ad obbedire volontariamente agli altri, cominciarono a pensare che per il bene comune si dovesse non solo assumere faticosi impegni ma addirittura perdere la vita. Ebbene, come sarebbe accaduto tutto questo, se gli uomini non avessero diffuso grazie alla parola le scoperte fatte grazie alla ragione? Senza dubbio, solo un discorso insieme forte e bello sarebbe riuscito a indurre un uomo assai possente nel fisico ad adattarsi pacificamente al diritto, tanto da lasciarsi mettere sullo stesso piano di coloro ai quali poteva essere superiore; tanto da allontanarsi volontariamente da quella così piacevole consuetudine che, specialmente perché inveterata, aveva assunto la forza delle cose innate.»
Marco Tullio Cicerone, Dell’invenzione 1, 1-2; (trad. di Bruna Pieri).