Home Cultura LE CITAZIONI: Caffarena. Rischiamo davvero la “Trappola di Tucidide”?

LE CITAZIONI: Caffarena. Rischiamo davvero la “Trappola di Tucidide”?

Anna Caffarena

by Ernesto Scelza
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Fu il presidente cinese Xi Jinping, in uno storico discorso tenuto a Seattle nel settembre 2015 e ampiamente ripreso dai media, a evocare la “Trappola di Tucidide” per “esortare gli Stati Uniti e la stessa Cina a evitare il tipico confronto, dal prevedibile sbocco violento, che può innescarsi tra una potenza consolidata e una emergente”, come accadde fra Sparta e Atene nel V secolo a. C. La formula è stata, in seguito, ripresa da studiosi e ‘policy maker’ per definire ciò che molti ritengono caratterizzare il contesto internazionale attuale, non differente, nella sua essenza, da quello di cui Tucidide scriveva. La politica internazionale è dunque destinata a non cambiare mai? E dopo la rielezione alla presidenza Usa di Donald Trump, che ha scatenato una “guerra dei dazi” per ridimensionare l’espansione della potenza commerciale cinese, prefigurare un nuovo ordine mondiale e rilanciare una politica neoimperiale nordamericana, rischiamo una guerra globale?

 

«“Gladiatori con le armi puntate e gli occhi fissi l’un sull’altro” per gelosia della propria indipendenza, così Thomas Hobbes dipingeva gli stati nel suo Leviatano. È questa visione antica e mai superata – nonostante i ripetuti sforzi dei liberali, fautori dell’ordine e del progresso anche nella sfera internazionale – a rendere non irrilevante agli occhi di molti osservatori il rischio che Cina e Stati Uniti, come altri in passato, cadano preda della trappola descritta da Tucidide.

Rafforzata da alcune circostanze – come il ridimensionamento, subìto o voluto, della leadership americana – che alimentano la componente ansiogena di un discorso pubblico già dominato dall’incertezza, questa rappresentazione oggigiorno veicola l’idea di una sfera internazionale che sta tornando a popolarsi di “grandi potenze” impegnate a costruire e difendere “sfere di influenza”, mentre per allontanare il conflitto non c’è che il bilanciamento: la “pace attraverso la forza” nella pragmatica traduzione del presidente Trump. In uno straniante ritorno all’Ottocento (…).

Ragionare sulle prospettive della politica mondiale – pace, cioè ordine, oppure guerra? – richiede dunque di fare quasi fisicamente un passo indietro per osservarne criticamente le dinamiche a partire dalle rappresentazioni nelle quali sono inscritte.

(…) Gli stati sembrano incapaci di far altro che replicare le dinamiche di relazione competitive più tradizionali, ricreando un mondo che, in fondo, pensavamo superato grazie alla crescente interdipendenza, alla fitta trama delle norme condivise, al lavorìo delle istituzioni (…).

Cina e Stati Uniti sapranno… sfuggire alla Trappola? Il punto di partenza del ragionamento è che sono due paesi dotati di armi nucleari, profondamente interdipendenti sul piano economico-finanziario, le cui relazioni si intrecciano in un contesto globale densamente istituzionalizzato. Questi sono importanti ingredienti di un processo che potrebbe ben portare i due a reinterpretare la partita che li vede protagonisti, abbandonando la logica secondo la quale deve necessariamente esserci un perdente (…).

Cina e Stati Uniti, benché protagonisti, non sono soli. La natura della politica mondiale dipende dai discorsi e dalle condotte dell’intera comunità internazionale. La mappa che ci guida si costruisce e, se occorre, si corregge giorno dopo giorno, proponendo differenti letture delle tante vicende che reclamano la nostra attenzione (…). Servirebbe però una visione più chiara degli obiettivi e dei ruoli, delle soluzioni possibili in un mondo plurale, degli strumenti efficaci sui quali, anche oggi, si può contare. Occorrerebbe un discorso che richiami un progetto, a guidare l’azione, ma la complessità della politica mondiale non facilita questo esercizio.»

Anna Caffarena La trappola di Tucidide e altre immagini: Perché la politica internazionale sembra non cambiare mai.

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