fbpx
Home Cultura LE CITAZIONI: Bury, l’utopia illuminista di Mercier

LE CITAZIONI: Bury, l’utopia illuminista di Mercier

by Ernesto Scelza
0 comment

L’intellettuale illuminista Louis-Sébastien Mercier pubblicò a trent’anni, nel 1770, un romanzo utopico intitolato “L’anno 2440”. È un esempio tipico di come sia in genere ancorata al presente e al nostro essere attuale il “futuro migliore” che tentiamo di immaginare, la nostra “idea di progresso”. Così sintetizza l’utopia di Mercier John Bury nel suo bel libro del 1920, “The Idea of Progress”.

 

«Il mondo dell’anno 2440 nel quale si risveglia un uomo del XVIII secolo che ha dormito un lungo sonno incantato, è composto da tutte nazioni che vivono in concordia, come una grande famiglia; questa concordia raramente è interrotta dalla guerra. Ma del mondo in generale ci dice poco; l’immaginazione di Mercier si concentra sulla Francia, e in particolare su Parigi.

La schiavitù è stata abolita, la rivalità tra Francia e Inghilterra è stata sostituita da un’alleanza indistruttibile; il papa, la cui autorità è ancora forte, ha rinunciato ai suoi errori ed è tornato alle abitudini della chiesa primitiva; in Cina si recitano le commedie francesi. Le trasformazioni di Parigi indicano il mutamento generale.

La Francia è ancora una monarchia. La sua popolazione è aumentata del cinquanta per cento; quella della capitale è più o meno la stessa. Parigi è stata ricostruita secondo un progetto scientifico; i suoi impianti sanitari sono diventati perfetti, è bene illuminata e ogni disposizione è stata adottata per garantire la sicurezza pubblica. L’ospitalità dei privati è tanto generosa che gli alberghi sono scomparsi, però gli eccessi di gola sono considerati un crimine rivoltante. Non sono più importati il tè, il caffè e il tabacco. Non esiste un sistema di credito; tutto si paga in contanti, e quest’uso ha portato a una grande semplicità nell’abbigliamento. Si contrae matrimonio solo per inclinazione reciproca; la dote è stata abolita. L’istruzione è basata sui principi di Rousseau ed è diretta, in senso stretto, a promuovere la morale. Nelle scuole si insegnano italiano, tedesco, inglese e spagnolo mentre è scomparso lo studio delle lingue classiche; il latino non aiuta la virtù. Anche lo studio della storia è trascurato e scoraggiato, perché essa è “la disgrazia dell’umanità in quanto le sue pagine sono piene di delitti e di follie”. I teatri sono statali, e sono diventati scuole pubbliche di dovere civico e di morale.

Le testimonianze letterarie del passato sono state quasi tutte deliberatamente distrutte bruciandole, perché si è giudicato meglio sbarazzarsi dei libri inutili e pericolosi, che nascondevano la verità e ripetevano all’infinito le stesse cose. Un piccolo scaffale nella biblioteca pubblica è sufficiente per i libri antichi ai quali si è permesso di sopravvivere, e per la maggioranza sono libri inglesi. (…) Non esiste una censura preventiva che impedisca la pubblicazione, ma dei censori; e non ci sono multe o arresti, ma ammonizioni. Se qualcuno pubblica un libro per difendere principi pericolosi, è obbligato a circolare mascherato di nero.

Esiste una religione di stato, il Deismo. Probabilmente non c’è nessuno che non creda in Dio; ma se si scopre un ateo, lo si sottopone a un corso di fisica sperimentale e se egli continua ostinatamente a respingere “l’evidente e salutare verità”, la nazione proclamerebbe il lutto e lo condannerebbe all’esilio. Tutti hanno un lavoro, ma il lavoro non assomiglia più alla schiavitù. Non esistono monaci, né domestici numerosi, né inutili valletti, né operai occupati a fabbricare infantili oggetti di lusso: poche ore di lavoro al giorno bastano alle necessità pubbliche. I censori studiano le capacità individuali, assegnano lavori ai disoccupati, e chi non serve ad altro che a consumare cibo, viene bandito dalla città.»

John Bury, L’Idea di Progresso.