Il 21 giugno 1943 Salerno viene bombardata mentre tutti sono al mare. I morti saranno centinaia, la città distrutta: si sta preparando lo sbarco alleato, la “Operazione Avalanche”, che avverrà il 9 settembre lungo la costa di Paestum.
«È il primo giorno d’estate, un caldo lunedì e tanti salernitani sono ancora in spiaggia quando alle ore 13.15 risuona l’allarme aereo. Ma non c’è da temere, è Ciccio o’ ferroviere (come i salernitani hanno preso a chiamare il ricognitore della Raf che perlustra da giorni il cielo sopra la città, ndr) che compare nel cielo per fare il suo solito giretto di ricognizione lungo la linea ferroviaria. La popolazione ha imparato a riconoscerlo: non sgancia bombe ma arriva, sorvola la linea ferroviaria e se ne va. Forse scatta solo fotografie. Si vocifera che ai comandi ci sia un pilota di origini italiane. Ma quel 21 giugno non è un giorno come un altro: stavolta 15 minuti dopo l’allarme antiaereo due grosse formazioni si avvicinano alla costa. L’obiettivo è proprio Salerno.
Viene colpita l’area fra la stazione, lo stadio e la collina della Mennola e più in generale i rioni tra Pastena e le colline verso Giovi. È una carneficina. La città si scopre indifesa e vulnerabile, praticamente inesistente la contraerea, sul Masso della Signora. Vengono pesantemente bombardate la zona della ferrovia, le colline di Giovi e il Sanatorio nonostante sul tetto siano state dipinte delle grosse croci bianche che rappresentano la sua funzione.
Dodici ore dopo, all’1 di notte circa un secondo bombardamento, stavolta sono gli inglesi della Raf. L’area colpita è ancora più vasta: il centro storico, la caserma Umberto I, i pastifici Scaramella e Rinaldi, la zona dell’ospedale, la collina del sanatorio. Una bomba di grosso calibro sventra un rifugio in via Vernieri causando 80 morti. Altre 120 sono le vittime della caserma Umberto I, giovanissimi soldati falciati lungo via Irno e i cui poveri corpi sono irriconoscibili.
All’alba la scena che si presenta ai soccorritori è apocalittica: strade ridotte ad un cumulo di macerie fumanti, brandelli di cadaveri, dappertutto lo spettro della morte e della distruzione. Le vittime in tutto sono oltre 600, la città viene sfollata e con mezzi di fortuna o a piedi i salernitani si dirigono verso le località collinari e nei paesi limitrofi. Ora la guerra è davvero cominciata.»
Gabriele Bojano, Avvenne oggi.