Norberto Bobbio, giurista e filosofo del diritto, è stato un maestro del pensiero democratico italiano del Novecento. Dal 1981 al 1989 ha collaborato con una serie di interventi a “La Stampa”, alcuni dei quali sono stati in seguito raccolti ne “L’utopia capovolta”. “L’utopia capovolta” è anche il titolo di un articolo scritto “nei giorni della rivolta pacifica degli studenti cinesi e della brutale repressione nella Piazza Tienanmen di Pechino” del giugno del 1989.
«Si ha la tendenza a scambiare il nazionalismo col sentimento nazionale. Per sentimento nazionale s’intende il sentimento di appartenenza a un determinato gruppo sociale o etnico o linguistico o culturale o politico, che proprio per le sue caratteristiche che possono riguardare tanto l’originale quanto la lingua, tanto la tradizione e il costume quanto la forma di governo, si distingue da altri gruppi. È un sentimento spontaneo, naturale, irriflesso, che non è molto diverso dal senso di appartenenza a qualsiasi altro gruppo, siano la famiglia, il villaggio, la corporazione, il partito.
(…) Una persona può essere considerata “appartenente” a un gruppo se sente, più o meno fortemente, questi tre obblighi: solidarietà con gli altri membri del gruppo, lealtà col gruppo nel suo insieme, subordinazione del proprio interesse all’interesse del gruppo soprattutto quando è in gioco la posizione del proprio gruppo nei riguardi di altri gruppo.
Il senso di appartenenza nasce e si rafforza a contatto coi diversi. L’identità per diventare cosciente ha bisogno della differenza (…).
Il nazionalismo è tutt’altra cosa. Il nazionalismo è un’ideologia, costruita artificialmente, convenzionalmente, coscientemente, in determinate situazioni storiche e per il raggiungimento di certi fini. Non è né naturale né spontaneo. Al sentimento di appartenenza al proprio gruppo aggiunge l’idea di una missione storica, o anche soltanto di una rivendicazione di diritti conculcati, di una rivincita, di un affronto da cancellare. Nei confronti del diverso nutre e provoca sentimenti di sospetto, di diffidenza, di avversione, di rivalità, di inimicizia. L’idea di una missione storica ha bisogno di un soggetto che la rappresenti: questo soggetto è la nazione intesa come ente collettivo che ha, oltre ai caratteri che distinguono un gruppo dall’altro, una personalità morale, e quindi una dignità da salvaguardare, una storia privilegiata, e quindi un primato da proclamare e difendere.
Il nazionalismo è sempre un male. Il sentimento nazionale non è in quanto tale né bene né male. È una componente essenziale dell’esistenza storica di ciascuno di noi che viviamo, ormai in grande maggioranza, in Stati nazionali. Può essere trattenuto, controllato, soffocato, ma difficilmente può essere del tutto cancellato. Il nazionalismo è sempre espressione di un complesso di superiorità.
(…) Ciò che ha costituito il cemento che ha tenuto insieme la nostra repubblica non è l’idea di nazione ma la lotta per la libertà, per la giustizia sociale, per un paese più civile. Una battaglia non vinta, che deve continuare. Vincere questa battaglia è forse l’unica via attraverso la quale il sentimento nazionale potrà riprendere nuovo vigore.»
Norberto Bobbio, Parlare ancora di patria.