Emily Bazelon segue la politica per il “New York Times Magazine”. Nei suoi libri si è concentrata su diritto, donne e problemi familiari. In questo intervento apparso sul “New York Times” sottolinea come “la principale linea di frattura della politica statunitense riguardi il genere: Harris guadagna consensi tra le donne, mentre Trump cavalca il risentimento degli uomini”.
«Il 9 settembre un giornalista di Fox news ha chiesto a Nikki Haley, politica del partito repubblicano, perché Donald Trump stesse faticando a conquistare i voti delle elettrici. “Trump e il candidato alla vicepresidenza, J.D. Vance, devono cambiare il modo in cui parlano delle donne”, ha risposto. “Quando dai della stupida a una donna democratica, anche le donne repubblicane si risentono”.
Trump non ha seguito il suo consiglio. Il giorno dopo, durante il dibattito in tv tra i candidati, ha detto che Kamala Harris si comporta in modo “stupido” e l’ha incolpata di non essere riuscita a negoziare la pace tra Russia e Ucraina (la vicepresidente non ha mai partecipato alle trattative). Trump ha anche dato risposte confuse sull’aborto, un tema importante per le donne che sta mettendo in difficoltà i repubblicani, arrivando ad affermare che i democratici sono favorevoli a uccidere i bambini una volta nati. (…) Quella serata ha dimostrato una volta di più che il genere è la principale linea di frattura di questa campagna elettorale.
(…) La distanza tra uomini e donne nel modo di vedere la politica è cresciuta costantemente dalle elezioni presidenziali del 2000, e quest’anno è ulteriormente aumentata dopo che Harris ha preso il posto di Joe Biden come candidata democratica. Secondo un sondaggio condotto a settembre dal New York Times tra le probabili elettrici della Pennsylvania, le donne preferiscono Harris a Trump con un margine di 14 punti (55 a 41), mentre Trump è nettamente in vantaggio tra gli uomini (52 a 39).
Come nel 2000, anche quest’anno potrebbe essere decisivo il voto delle elettrici, soprattutto quelle repubblicane ed indipendenti che hanno una istruzione universitaria e vivono nei quartieri residenziali degli stati decisivi. “Il divario di genere potrebbe avere un grande peso” afferma la politologa Jennifer Lawless. “I democratici vincono quando lo sfruttano, e i repubblicani perdono quando lo minimizzano”.
(…) Susan Faludi, una giornalista che si occupa di questioni di genere da più di trent’anni, pensa che le vittorie del femminismo siano ancora più importanti proprio perché sono minimizzate. “Penso che Harris stia facendo qualcosa di molto più importante che giocare la carta dell’appartenenza di genere”, dice Faludi. “Se consideriamo i punti della sua piattaforma, sono tutti quelli che un tempo chiamavamo problemi delle donne: l’assistenza sanitaria riproduttiva, l’assistenza medica, l’assistenza all’infanzia, l’assistenza agli anziani. È già un risultato che adesso sono considerati temi fondamentali per la società e per la vita economica americana. Questo era l’obiettivo del movimento delle donne: cambiare la società immaginando come sarebbe il mondo se le donne fossero trattate come cittadine del mondo… Harris è la candidata dell’ordine e Tump il candidato del ‘caos dionisiaco’. In questa gara, la stabilità sembra essere codificata al femminile e il desiderio di distruzione al maschile”.»
Emily Bazelon, Uomini contro donne.