Aldo Schiavone afferma le ragioni di un “nuovo umanesimo” -la tecnica, la natura, la specie- per prepararsi al tempo che ci aspetta. Qui riflette sulle conseguenze delle ricerche che ci hanno offerto immagini dei primi istanti di formazione dell’universo, che ripropongono la centralità dell’uomo/dio della “Genesi” biblica e del “Timeo” platonico.
«La scienza moderna si sarebbe fatta un punto d’onore di cancellare questa presunzione, e di condurci – come avrebbe poi scritto Freud – verso “grandi mortificazioni”. “L’uomo, per l’indiffinita natura della mente umana, ove questa si rovesci nell’ignoranza, egli fa sé regola dell’universo”: la psicologia storicistica della folgorante massima di Vico potrebbe fare da epigrafe perfetta per tre secoli di scoperte e di calcoli, da Galilei in poi. Eravamo solo ingannati da un pregiudizio, di cui una ricerca senza vincoli dogmatici avrebbe fatto completa giustizia. La Terra e i suoi abitatori non sono al centro d’un bel niente: siamo confinati su un pianeta che ruota con il suo sistema intorno a una stella come miliardi di altre, ai confini estremi di una galassia come milioni e milioni di altre. Meno che polvere, perduta nello spazio e nel tempo, in una insignificanza che nessuna illusione antropica avrebbe potuto mai davvero risarcire.
Eppure, adesso qualcosa sta cambiando. Quelle fotografie dell’universo che si forma hanno l’effetto – se ne comprendiamo in pieno il significato – di rovesciare di nuovo la prospettiva. Esse ristabiliscono in modo inaspettato e molto al di là di qualunque piú rosea speranza filosofica, grazie a una modalità finora impensabile, un legame in certo senso fisico e diretto fra noi e l’inizio – diciamo anche fra noi e la creazione. Ritessono il filo di un privilegio. Quel che la scienza ci aveva tolto – minimizzando in modo spietato la nostra collocazione cosmologica – ora essa stessa ce lo restituisce sotto forma di una conoscenza tanto potente da rimettere in discussione (almeno in parte) la misura della nostra marginalità.
Abbiamo visto cose che ci avvicinano di nuovo all’assoluto – e vedremo presto sempre meglio e di piú, a mano a mano che sapremo decodificare l’informazione che la trama del cosmo porta scritta dentro di sé sulle proprie origini. Anzi, quanto piú il decentramento della nostra posizione nello spazio e nel tempo appare schiacciante e definitivo, tanto piú la forza del nostro sguardo risulta rivelatrice e riscattante.»
Aldo Schiavone, Storia e destino.