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LE CITAZIONI: Agamben, l’aporia di Auschwitz

by Ernesto Scelza
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“Grazie a una serie di ricerche sempre più ampie e rigorose il problema delle circostanze storiche (materiali, tecniche, burocratiche, giuridiche…) in cui è avvenuto lo sterminio degli ebrei è stato sufficientemente chiarito. Ulteriori ricerche potranno gettare nuova luce su singoli aspetti, ma il quadro d’insieme si può ormai considerare acquisito” afferma il filosofo Giorgio Agamben.

«Ben diversa è la situazione per quanto concerne il significato etico e politico dello sterminio, o anche soltanto la comprensione umana di ciò che è avvenuto – cioè, in ultima analisi, la sua attualità. Non soltanto manca qui qualcosa come un tentativo di comprensione globale, ma anche il senso e le ragioni del comportamento dei carnefici e delle vittime e, molto spesso, le loro stesse parole continuano ad apparire come un insondabile enigma, incoraggiando l’opinione di coloro che vorrebbero che Auschwitz restasse per sempre incomprensibile. Dal punto di vista dello storico, conosciamo, ad esempio, nei minimi particolari come avveniva ad Auschwitz la fase finale dello sterminio, come i deportati venissero condotti nelle camere a gas da una squadra composta da loro stessi compagni (il cosiddetto “Sonderkommando”), che provvedeva poi a trascinare fuori i cadaveri, a lavarli, a recuperare dai corpi denti d’oro e capelli, per poi infine introdurli nei forni crematori. Eppure questi stessi accadimenti, che possiamo descrivere e allineare uno dopo l’altro nel tempo, restano singolarmente opachi se solo proviamo veramente a comprenderli. (…) Qui non si tratta, ovviamente, della difficoltà che proviamo ogni volta che cerchiamo di comunicare ad altri le nostre esperienze più intime. Il divario riguarda la struttura stessa della testimonianza. Da una parte, infatti, ciò che è avvenuto nei campi appare ai superstiti come l’unica cosa vera e, come tale, assolutamente indimenticabile; dall’altra, questa verità è, esattamente nella stessa misura, inimmaginabile, cioè irriducibile agli elementi reali che la costituiscono. Dei fatti così reali che, in confronto, niente è più vero; una realtà tale che eccede necessariamente i suoi elementi fattuali: questa è l’aporia di Auschwitz.»

Giorgio Agamben, Quel che resta di Auschwitz.