In uno dei “Quaderni del carcere” sarà Antonio Gramsci a superare la contrapposizione Machiavelli/Savonarola proposta dall’interpretazione di Francesco De Sanctis e ripresa da Luigi Russo, e a sottolineare il nucleo moderno della predicazione di Savonarola.
«Il “troppo” realismo politico ha portato spesso all’affermazione che il politico deve operare solo nella “realtà effettuale”, non interessarsi del “dover essere”, ma solo dell’”essere”. L’errore ha portato Paolo Treves a trovare nel Guicciardini e non nel Machiavelli il “vero politico”. Bisogna distinguere tra scienziato della politica e politico in atto. Lo scienziato deve muoversi solo nella realtà effettuale, in quanto mero scienziato. Ma il Machiavelli non è un mero scienziato, è un uomo appassionato, un politico in atto e perciò non può non occuparsi del “dover essere” (inteso non moralisticamente). La quistione è più complessa: si tratta di vedere se il “dover essere” sia un atto arbitrario o un fatto necessario, sia volontà concreta, o velleità, desiderio, amore con le nuvole. Il politico in atto è un creatore; ma non crea dal nulla, non trae dal suo cervello le sue creazioni. Si fonda sulla realtà effettuale; ma cos’è questa realtà effettuale? È forse qualcosa di statico e immobile, o non piuttosto una realtà in movimento, un rapporto di forze in continuo mutamento di equilibrio? Applicare la volontà a creare un nuovo equilibrio delle forze, realmente esistenti e operanti, fondandosi sulla forza in movimento progressivo per farla trionfare è sempre muoversi nel terreno della realtà effettuale ma per dominarla e superarla. Il “dover essere” entra in campo, non come astratto e formale pensiero, ma come interpretazione realistica e sola storicistica della realtà, come sola storia in atto o politica. L’opposizione Savonarola-Machiavelli non è l’opposizione tra essere e dover essere, ma tra due “dover essere”, quello astratto e fumoso del Savonarola e quello realistico del Machiavelli, realistico anche se non diventato realtà immediata, ché non si può attendere che un individuo e un libro mutino la realtà, ma solo la interpretino e indichino la linea dell’azione. Né il Machiavelli pensava o si proponeva di mutare la realtà ma solo e concretamente di mostrare come avrebbero dovuto operare le forze storiche concrete per mutare la realtà esistente in modo concreto e di portata storica.»
Antonio Gramsci. Machiavelli. Essere e dover essere. Quaderno 8 (XXVIII).