L’Autore è Direttore Generale dell’Arpac.
Sono stati pubblicati i risultati dell’edizione 2023 di Bandiera Blu, che anche quest’anno registrano un’ottima performance delle coste della Campania risultata terza in Italia con 19 località assegnatarie. Ex aequo con Calabria e Toscana, dopo la Liguria (34) e la Puglia (22), seguita dalle Marche (18). Sostanzialmente confermato, quindi, il dato campano dell’anno scorso (18) con l’aggiunta di San Mauro Cilento (che nel 2022 per motivi amministrativi non aveva potuto presentare la domanda).
Le 19 bandiere della Campania sono distribuite tra le cinque della provincia di Napoli in Penisola Sorrentina (Vico Equense, Piano di Sorrento, Sorrento, Massa Lubrense ed Anacapri) e le 14 salernitane tra la Costa Amalfitana (Positano) e, soprattutto, la incontaminata costiera cilentana (Agropoli, Capaccio-Paestum, Castellabate, Montecorice, Acciaroli-Pollica, Casalvelino, Ascea, Pisciotta, Centola-Palinuro, Camerota, Ispani, Vibonati e San Mauro Cilento.
Le Bandiere Blu vengono attribuite sulla base di una serie di indicatori. Primo fra tutti, la qualità delle acque di balneazione nell’ultimo quadriennio come attestata dai monitoraggi delle Agenzie ambientali. E i dati delle campagne stagionali di Arpac, da alcuni anni, registrano un quadro complessivo largamente confortante e positivo: circa il 97% delle acque di balneazione campionate sono risultate balneabili e, per lo più, di qualità eccellente. Una qualità microbiologica del Mar Tirreno campano che si dispiega su quasi tutto il litorale, lungo circa 480 km. Dal Garigliano a Sapri, con al centro l’arcipelago campano, attraversando i golfi di Gaeta, Napoli, Salerno e Policastro. Comprendendo anche ambiti costieri in passato caratterizzati da persistenti e significative criticità (come, ad esempio, il Litorale Domitio-Flegreo o le aree contigue ai bacini portuali di Napoli, Salerno e Castellammare).
Il netto miglioramento della matrice mare non è un effetto casuale, nella sua pur variabile dinamica, ma è determinato soprattutto dalla importante rifunzionalizzazione degli impianti di depurazione, in particolare i grandi depuratori comprensoriali del Golfo di Napoli, fortemente voluta dal governo regionale. Si pensi, ad esempio, all’evidente effetto benefico della messa in funzione, da circa quattro anni, dell’avanzato depuratore comprensoriale di Punta Gradelle (Vico Equense) sul mare della costa sorrentina.
Non bisogna però abbassare il livello dell’attenzione. Infatti, nonostante gli importanti miglioramenti strutturali, il monitoraggio microbiologico di Arpa Campania ha segnalato nella stagione alcune criticità occasionali in controtendenza. Quasi sempre collegate a piogge violente ed improvvise – le cosiddette flash flood figlie del climate change – che determinano contingenti anomalie e non conformità delle analisi, che poi rientrano quasi subito a norma. Il fenomeno è di semplice interpretazione. Le forti precipitazioni portano a mare materiali, detriti e rifiuti depositati nei canali ostruiti, non manutenuti e puliti, come ad esempio talvolta avviene nel bacino artificializzato dei Regi Lagni di Campania Nord. Soprattutto, sempre a causa delle piogge intense, talvolta le reti fognarie – se inadeguate – non riescono a smaltire i flussi accresciuti di acque e scaricano nei corpi idrici, e quindi in mare, la portata pluviale in eccesso.
Ad esempio, nella congestionata città di Napoli la inadeguatezza e vetustà del complesso sistema fognario, unita alla conformazione collinare del territorio, in caso di eventi meteorici anomali determinano un eccessivo incremento di flusso nelle fogne che non riescono a smaltirlo. Per cui si aprono gli scolmatoi che sversano a mare le acque piovane, commiste a rifiuti raccolti nei canali e negli invasi. Ecco perché, per superare le residue criticità, occorre un più capillare controllo territoriale degli scarichi a monte. Ma soprattutto massicci finanziamenti ed interventi – in parte già programmati e progettati, anche con i fondi del PNRR – di completamento e potenziamento dei sistemi di collettamento fognario e di separazione delle acque chiare da quelle nere.
La situazione attuale è già buona, la prospettiva promettente. Sul piano operativo, Arpac si è attivata fin da aprile per la stagione dei controlli e monitoraggi – previsti dalla normativa di settore – pronta ad intensificare ulteriormente l’attività di supporto e collaborazione con gli Enti territoriali, gli altri organi ed i soggetti gestori.
Nell’assoluta consapevolezza che il mare rappresenta una risorsa di primario rilievo per il nostro territorio sotto il profilo ambientale, sociale ed economico.
1 comment
hopoca fiducia nelle bandiere blu. Vado al mare della Calabria e noto un’ampia diffusione delle bandiere blu in mari inquinati e sporchi, perchè le tubature che portano i iquami fognari in mare ad una debita distanza dalle spiagge spesso hanno perdite dovute al mare agitato d’inverno. il mare risulta spesso molto sporco e non balneabile, ma imeprterrite e impertubali sventalano le bandiere blu.
Comments are closed.