Il campionato di Seria A offre quest’anno parecchi spunti di riflessione. A due terzi dall’inizio la classifica vede il Napoli nettamente in testa, con sedici punti di vantaggio sulla Lazio e ventuno sulla Roma.
Le squadre del Nord viaggiano ancor più nettamente staccate: sembra quasi che i valori calcistici abbiano deciso quest’anno di ribaltare le classifiche economiche e sociali, che vedono ordini simmetricamente invertiti, non solo da quest’anno ma da un orizzonte lontano.
Per un gioco del destino, questo ribaltamento clamoroso dei valori calcistici rispetto alla tradizione accade nell’anno in cui si è incamminata verso la sua destinazione finale l’autonomia differenziata, destinata a mettere un suggello definitivo ai divari tra nord e sud del nostro Paese, fotografandone le distanze per poi allargarle ulteriormente.
Ci sono ragionamenti che non attecchiscono nella testa di molti: c’è chi è convinto che l’autonomia differenziata non determinerà alcun cambiamento se non un maggiore potere delle regioni rispetto allo Stato centrale, con un vantaggio in termini di efficienza.
E allora mettiamola così, cari amici del nord: pensate ai prossimi campionati di serie A, con una classifica destinata ad allungarsi ulteriormente, con il Napoli che vincerà i prossimi scudetti con una ottantina di punti di vantaggio, mentre le due squadre romane vi lasceranno distanziati per decine di punti, con la Salernitana ed il Bari che vi sottrarranno anche gli ultimi due posti per la Champions.
In fondo non cambia nulla. È sempre lo stesso campionato, si chiama ancora Serie A, il Var funziona perfettamente.
Si riarticoleranno soltanto i poteri calcistici in modo strutturale, e alle squadre del Nord toccherà presto lottare per non retrocedere. In fondo, cosa cambia, con questa autonomia differenziata. Nulla. Dettagli di nessuna importanza. Solo le gerarchie ed i rapporti di forza. Vi aspettiamo al Maradona.