L’assessore del Comune di Napoli Alessandra Clemente avrebbe diramato una nota (Il Mattino on line, 9 marzo, ore 18.03) a proposito delle scritte apparse sui muri della Floridiana contro il nostro Sindaco.
Le scritte in questione, fotografate dai giornali, recitano: De Magistris merda, il magistrato camorrista, De Magistris chiede il pizzo, De Magistris latrina.
Questa la nota:
La polizia locale sta effettuando i rilievi fotografici e le prime attività in relazione all’episodio di grave intolleranza che è stato scoperto nelle prime ore di stamani sui muri della Floridiana dove sono apparse scritte calunniose nei confronti del sindaco Luigi de Magistris. Ancora una volta, dopo l’analogo episodio verificatosi qualche mese fa sui muri di via Verdi, angolo Palazzo San Giacomo, appaiono frasi oltraggiose e vigliacche che tra l’altro sembrano scritte dalle stesse mani. Sono certo che si farà presto luce su una vicenda dai contorni inquietanti.
Accidenti! E in quale veste la Clemente fa questa tirata? Non di assessore ai “giovani e alle politiche giovanili”, riteniamo, magari gli autori sono di mezza età. Non alla “creatività e innovazione”, speriamo. Neanche alle “start up”. Forse al “made in Naples”? Certo non ai “Rapporti con le municipalità”.
Più probabile “toponomastica” o “immagine e promozione della città”. Ci siamo: “polizia urbana e sicurezza urbana”.
Ma quante deleghe ha l’assessore Clemente?
Sia come sia, pare che ci siano indagini in corso. Immaginiamo i vigili urbani riporre il blocchetto delle contravvenzioni e sfoderare la lente d’ingrandimento. Setacciare il territorio. Interrogare i testimoni. Confrontare le grafie e chissà che altro.
Caro Assessore, ma si tratta sul serio di una priorità? Non abbiamo altro da fare? Non basta una mano di vernice? Se le scritte si fossero riferite a Caio Sempronio si sarebbe preoccupata di fare presto luce?
Le frasi sono certamente ingiuriose e soprattutto stupide, ma il Sindaco è un uomo politico e i politici sono oggetto da sempre di questi oltraggi.
Fa parte del gioco e, se non piace, non è obbligatorio giocarlo.
di Lucia Severino