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L’Abiura di Galileo

by Flavio Cioffi
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Consigli di lettura 18/2023

 

Le quattro opere fondamentali di Galileo sono: Sidereus Nuncius, Il Saggiatore, Dialogo dei Massimi Sistemi e Discorsi delle Nuove Scienze. Secondo la critica, l’astronomo si esprimerebbe maggiormente in Sidereus Nuncius. Nel Saggiatore, il filosofo del metodo matematico-sperimentale. Nel Dialogo dei Massimi Sistemi e nelle Nuove Scienze, il fisico fondatore della dinamica. E nell’Abiura? Forse l’Uomo. Con la maiuscola. Pragmatico, politico, pronto a continuare la sua opera come in effetti fece. Nella Sentenza del Sant’Officio, ancora forse, altrettanto pragmatismo, difesa degli interessi, sostanziale consapevolezza che bisognava cambiare registro.

Dalla Sentenza del Santo Officio del 22 giugno 1633.

“(…) Diciamo, pronunziamo, sentenziamo e dichiariamo che tu, Galileo suddetto, per le cose dedotte in processo e da te confessate come sopra, ti sei reso a questo S. Off.o veementemente sospetto d’eresia, cioè d’aver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture, ch’il sole sia centro della terra e che non si muova da oriente ad occidente, e che la terra si muova e non sia centro del mondo, e che si possa tener e difendere per probabile un’opinione dopo esser stata dichiarata e diffinita per contraria alla Sacra Scrittura; e conseguentemente sei incorso in tutte le censure e pene dai sacri canoni e altre constituzioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate. Dalle quali siamo contenti sii assoluto, pur che prima, con cuor sincero e fede non finta, avanti di noi abiuri, maledichi e detesti li sudetti errori e eresie (…)”

Dall’Abiura di Galileo dello stesso giorno.

“(…) Pertanto volendo io levar dalla mente delle Eminenze V.re e d’ogni fedel Cristiano questa veemente sospizione, giustamente di me conceputa, con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li suddetti errori e eresie, e generalmente ogni e qualunque altro errore, eresia e setta contraria alla S.ta Chiesa; e giuro che per l’avvenire non dirò mai più né asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa aver di me simil sospizione; (…) Così Dio m’aiuti e questi suoi santi Vangeli, che tocco con le proprie mani”.

Il trattato delle Nuove Scienze fu però pubblicato cinque anni dopo, nel 1638. Alla morte di Galileo, nel 1642, il cardinale Barberini scrisse all’Inquisitore di Firenze suggerendogli “di far passare all’orecchie del Gran Duca che non è bene fabricare mausolei al cadavero di colui che è stato penitenziato nel Tribunale della Santa Inquisizione, et è morto mentre durava la penitenza”. Altro che mausolei!

Dall’edizione 1953 della Letteratura Italiana Ricciardi.

 

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